Economia: famiglie valdostane ancora ricche, ma un po’ meno
Una Valle d’Aosta ancora più ricca di altre regioni italiane, ma sempre un po’ meno, con un rallentamento evidente dell’economia e un futuro incerto a causa dei giovani valdostani che sono restii a studiare e a formarsi per essere pronti a entrare nel mondo del lavoro.
E’ sbiadita la fotografia che il rappporto della Banca d’Italia sull’econonia fa della Valle d’Aosta. Il documento è stato presentato alal stampa questa mattina nella filiale di Aosta dal direttore, Gennaro Maria Argirò, da Marta Auricchio e Antonio Ferrero, alla presenza dei dirigenti di Roma e Torino, Stefano Siviero e Roberto Cullino (foto).
Anche quest’anno il rapporto include alcuni approfondimenti su alcune caratteristiche economiche della Valle d’Aosta, dall’indebitamento delle famiglie alla spesa pubblica dei comuni, dalla spesa sanitaria all’istruzione e all’energia elettrica.
Per quanto riguarda le famiglie, nel 2011 si è ridotto sensibilmente il tasso di crescita dei prestiti concessi da banche e finanziarie (dal 2,8 del 2010 al 2,6 del 2011). I prestiti per l’acquisto di abitazioni hanno rallentato (dal 3,1 al 2,9%) e si è verificato un aumento del TAEG, salito al 4,1%. Sono aumentati i mutui per l’acquisto di immobili con valori medio-alti, mentre sono calati quelli per importi inferiori ai 150 mila euro. Il credito al consumo è tornato a crescere (1,2%; era -1,2% nel 2010) grazie al contributo delle società finanziarie. Nel 2011 i depositi delle famiglie e delle imprese sono diminuiti del 2,7%. Le famiglie valdostane restano tuttavia più ricche di quelle di altre aree geografiche italiane: 106 mila euro quelle valdostane; 83 mila 900 quelle del nord ovest; 59 mila 400 il resto d’Italia.
In generale, nel 2011 si è registrato una brusca decelerazione del Pil, dopo che nel 2010 c’era stata una ripresa. Ulteriore rallentamento nei primi mesi di quest’anno, tanto che si prevede che alla fine del 2012 la flessione sarà dell’1,5%. In difficoltà le imprese, soprattutto quelle piccole, che sono il 95% del totale. Le imprese medio-grandi, invece, hanno continuato a investire, soprattutto perché impegnate sui mercati esteri.
Per quanto riguarda le attività produttive, il settore agricolo, che pesa per appena l’1,2% sul valore aggiunto totale, registra una flessione del comparto (-0,9%): la produzione si è ridotta, la superficie coltivata è diminuita, mentre è aumentato sensibilmente il numero dei capi di bestiame. Calato anche il numero delle imprese.
Rallentamento anche per l’industria, che pesa per l’11,6% (-1,1%)sul valore aggiunto totale. Rallenta il fatturato.
Terzo anno consecutivo di calo per le costruzioni e il mercato immobiliare (12,1% sul valore aggiunto totale). Il valore del copmparto si è ridotto (-2,5%), diminuiscono fatturato e occupazione. Stesso discorso per le opere pubbliche, dove è diminuito sia il numero di bandi pubblicati sia il valore di quest’ultimi (-29,5 e -39,8%). Il mercato immobiliare flette dell’1,2% al pari dei prezzi che calano dell’1,4%.
In controtendenza il settore dei servizi, che conta per il 75,1% sul valore aggiunto totale. Il valore del comparto è cresciuto dell’1,1%, con l’occupazione che è rimasta sostanzialmente invariata. Ristagno i consumi delle famiglie (0,4%), mentre la spesa per beni durevoli è diminuita del 12%. Bene il turismo, con i giorni di presenza aumentati dello 0,6% (-0,8 nel 2010), ma la durata dei soggiorni è diminuito e passa da una media di 3,3 giorni nel 2010 ai 3,2 del 2011. Il numero di arrivi è aumentato del 4,5%. I dati positivi sono da attribuirsi all’aumento delle presenze di stranieri che ha sopperito alla diminuzione dei turisti italiani.
“Ciò che preoccupa di più sono i dati di disoccupati e inoccupati tra i giovani (18-25 anni) – commenta il direttore della filiale di Aosta della Banca d’Italia, Gennaro Maria Argirò -. Un dato elevato di disoccupati (22,4% ndr), che è superiore alla media del nord ovest, anche se inferiore a quello medio italiano (29,1%). Basso il tasso di scolarizzazione superiore (72,6%) e quello di scolarizzazione terziaria (11%), tanto che mi sento di dire ai giovani di studiare e formarsi, perché è in questa età che devono pensare al loro futuro. Le imprese valdostane, soprattutto in bassa Valle, lamentano la carenza di giovani formati da avviare al lavoro. Spazio ce n’è, tant’è vero che le aziende assumono giovani di fuori Valle”.
(l.m.)