Consiglio Valle: no alla sfiducia all’assessore Rini
Vota compatta la maggioranza contro la mozione presentata dalle forze di opposizione per la questione del posto di lavoro promesso all'ex marito dall'imprenditore Cuomo
Non passa la mozione di sfiducia – 19 contrari e 13 contrari, astenuta la Rini – nei confronti dell’assessore all’Istruzione Emily Rini presentata dalle forze di opposizione alla luce «del coinvolgimento nella vicenda della Vice-Presidente della Regione e Assessore all’Istruzione e Cultura Emily Rini, la quale avrebbe richiesto all’allora Presidente Rollandin di trovare un posto di lavoro all’ex marito, onde evitare di versargli l’assegno di mantenimento richiestole». Il voto arriva dopo un lungo dibattito nel quale l’esercizio principale è stato uno scambio di accuse tra maggioranza e minoranza, ex colleghi e non.
Alla ricerca della verginità perduta
Aurelio Marguerettaz (Uv) parla «della questione morale dal doppio binario e anche in politica. I nostri amici di Alpe che dicevano sarebbero andati a casa dopo due mandati si sono ricreduti. Per giocare in serie A ci vogliono i titolari. Lealtà, termine bellissimo. Ne parla il collega Norbiato ex unionista. Lei collega Certan ha minacciato un sindacato, così pare. Se questo è il nuovo che avanza. Contro l’assessore Rini è sciacallaggio. Chiederei a Restano quante volte è andato da Rollandin dando la sua disponibilità a fare l’assessore. Gerandin di quale sistema parla Lei ha ricoperto tutte le cariche immaginabili nell’Union valdôtaine e tutti e due sostenevamo Rollandin. Avete cercato di giustificare un atto che è privo di senso. La mozione nulla centra con le vicende giudiziarie ma vi state portando avanti nella vostra battaglia elettorale».
Le premesse
Così Rini nel suo intervento: «Tutto quello che dovevo dire e spiegare l’ho fatto in periodo non sospetto davanti all’autorità giudiziaria. La figura di persona informata dei fatti è analoga alla figura del testimone. Comunico fin d’ora di voler informare i valdostani e voi colleghi consiglieri appena le esigenze investigative me lo permetteranno». Ribadisce: «Rimango persona informata sui fatti nell’ambito di quel procedimento penale. Ho dato il mio contributo all’indagine. L’iniziativa delle opposizioni è legittima ma inopportuna perché la politica valdostana ha già scritto troppe brutte pagine. In maniera artificiosa si ricostruisce un episodio che mi vede interessata. In quest’aula si parli dei problemi che riguardano valdostane e valdostani. La politica rispetti il lavoro della magistratura».
Conclude: «Non essendo persona attaccata alla poltrona a tutti i costi, posso tranquillamente rassicurare gli scettici in aula: se mai dovessi essere coinvolta penalmente nell’inchiesta, per l’etica e la morale che sempre ho avuto, rassegnerò immediatamente le mie dimissioni da assessore. Colleghi chiedo rispetto per la mia persona e per il mio ruolo».
Il dibattito
Per Chantal Certan «non c’è nessun interesse da parte nostra di andare a toccare questioni personali. E’ una questione di trasparenza. Noi le abbiamo dato la possibilità di fare questa precisazione già il Consiglio scorso. Possibilità che chi è stata negata. Io non avevo mai sentito che le cause di separazione (quella tra l’assessore Rini e l’ex marito) si svolgessero con la presenza di un imprenditore pronto a garantire un posto di lavoro. Io non giudico ma credo che queste notizie meritino una spiegazione e un approfondimento. Le sue dimissioni non solo sono opportune ma dovute. E’ una giunta vecchia che oggi rimane zoppa».
Così Roberta Cognetta (M5S): «Secondo me manca nella mozione il suo operato come assessore. Con un colpo di mano ha fatto passare les adaptations (legge sulla Buona scuola). Secondo me doveva andare a casa già lì. Stride un po’ che abbia lasciato a casa gli insegnanti di educazione tecnica e poi abbia trovato un lavoro a un suo congiunto. L’Union valdôtaine è la più grande agenzia di collocamento in Valle d’Aosta. Siamo solo alla copertina della brutta pagina di politica. Dimettersi ora le permetterebbe di fare un passo avanti».
Claudio Restano (PnV) si chiede « quale sia il messaggio che abbiamo dato ai giovani valdostani? Lasciando l’Uv avevo evidenziato come la sua politica fosse inceppata. Il tentativo di favorire parenti ed affini assume i contorni di un tradimento nei confronto degli elettori unionisti e di tutti gli elettori in cerca di lavoro. Noi dobbiamo trasmettere degli esempi positivi e noi oggi non lo stiamo facendo».
Per Elso Gerandin (Mouv) «bisogna decidere una volta per tutte se restare i guardiani del tappeto con sotto la polvere e delle macerie. Ventidue consiglieri nell’arco della legislatura sono state coinvolte a diverso titolo in inchieste. Forse è una delle ultime possibilità di fare una riflessione».
(danila chenal)