Bancarotta fraudolenta e truffa, nei guai due immobiliaristi
L'indagine dell'aliquota della Guardia di finanza della Polizia giudiziaria di Aosta ha portato alla scoperta di presunte distrazioni per 2.8 milioni di euro; obbligo di firma per Roberto Noventa e Roberto Invernizzi
Bancarotta fraudolenta continuata e aggravata, bancarotta documentale e truffa aggravata, per una distrazione complessiva di circa 2.8 milioni.
Queste le accuse che oggi, giovedì 11 ottobre, hanno portato l’aliquota della Guardia di Finanza della sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Aosta, coordinata dal pm Luca Ceccanti, a eseguire l’ordinanza di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di firma nei confronti di Roberto Noventa, 58 anni di Aosta (difeso dal legale Jacques Fosson) e Roberto Invernizzi, 57 anni di Rho (difeso da Paolo Sammaritani), all’epoca dei fatti legali rappresentanti delle società immobiliari fallite Etoile, Cure de Chevrot, Croix de Ville, Eglantier e Notre Maison (tutte società in accomandita semplice con sede legale in Valle d’Aosta).
I dettagli
Secondo le indagini dell’aliquota della Guardia di Finanza della Procura di Aosta, i due indagati, dal 2012 al 2016, avrebbero distratto somme di denaro per un totale di 2.8 milioni, attraverso 700 mila euro di prelievi diretti dai conti correnti sociali e circa 1.7 milioni di euro di operazioni di distrazione infragruppo, ossia tra le diverse società. A questo, si aggiungono quattro presunte truffe, con potenziali acquirenti che avrebbero versato tra gli 800 e i 900 mila euro in caparre e anticipi, senza mai vedere consegnate le case.
Le indagini
Il lungo lavoro della Procura, coordinato dal sostituto procuratore aostano, è partito dalle quattro denunce per truffa, che hanno portato gli uomini delle Fiamme gialle a scavare più a fondo, fino a portare alla richiesta di fallimento delle cinque società e dei due individui.
Accesi i fari sulla vicenda, la prima, succinta, relazione del curatore fallimentare ha portato alla complessa indagine della Pg, che ha proceduto al controllo di una cinquantina di conti correnti (32 legati alle imprese e 17 personali), col ritrovamento di decine di assegni e operazioni di prelievo non supportate, secondo quanto ricostruito, da un’adeguata contabilità. Questo, secondo gli inquirenti, da un lato avrebbe facilitato l’indagine, ma dall’altro avrebbe reso complicata la ricostruzione del patrimonio in questione.
Bancarotta
Sempre secondo quanto ricostruito dagli uomini della Polizia giudiziaria, le cinque società coinvolte avrebbero lavorato bene fino al 2012, per poi venire man mano sopraffatte dalla crisi del mattone. Se prima i movimenti bancari tra le diverse società erano cosa lecita, con l’aggravarsi della situazione si sarebbero trasformati in distrazioni vere e proprie, considerate alla base della bancarotta.
Le truffe
A tutto questo, come sottolineato, si aggiungono le quattro presunte truffe, che avrebbero riguardato case residenziali e seconde case, previste ad Aosta, La Salle, La Thuile e in generale in alta e media Valle. Gli acquirenti, secondo le indagini, avrebbero continuato a versare caparre e acconti, senza però mai arrivare a vedere conclusi i lavori e perdendo, di fatto, tutti i soldi versati.
Misure cautelari
Stante il quadro probatorio ormai ben definito e non facilmente modificabile, il gip di Aosta ha optato per una mitigazione delle misure cautelari, rispetto alla richiesta di custodia cautelare in carcere o di arresti domiciliari presentata dal pm Ceccanti. La scelta dell’obbligo di firma, rispettivamente negli uffici di polizia giudiziaria di Aosta e Rho sarebbe stata giustificata dalla parziale ammissione di responsabilità di uno degli indagati, nonché, appunto, dal quadro probatorio ormai definito, con scarso rischio di inquinamento.
(alessandro bianchet)