Garante dei detenuti: il carcere di Brissogne «riveste il poco invidiabile ruolo di “polmone”»
Il garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Enrico Formento Dojot, è stato audito dalla I commissione consiliare.
«Il carcere di Brissogne riveste il poco invidiabile ruolo di “polmone”, rispetto a criticità di affollamento sussistenti in altri istituti limitrofi». Lo ha detto il garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Enrico Formento Dojot, durante la conferenza stampa che ha seguito la sua audizione in I commissione.
I problemi
Il numero dei detenuti nella casa circondariale valdostana attualmente ammonta a 221 soggetti (68 italiani e 153 stranieri), a fronte di una capienza di 181. La situazione, dunque, «è delicata – continua Formento Dojot. Non vorrei che si tornasse a un sovraffollamento critico». Sul punto, il garante ha spiegato che «gli effetti degli interventi normativi “svuota carceri” (adottati tra il 2013 e il 2014 ndr) sembra che stiano scemando», infatti, «è tornato ad aumentare il numero dei detenuti».
Il sovraffollamento, tuttavia, non è l’unico problema. Durante l’incontro con i giornalisti Formento Dojot ha aggiunto: «Restano da affrontare e risolvere questioni che attengono ad altri parametri, come la qualità dell’igiene personale e delle celle, una maggiore apertura delle medesime, il funzionamento delle docce, nonché l’individuazione di ulteriori spazi idonei per la socializzazione e le attività sportive, ricreative e culturali».
Il lavoro e la preparazione come antidoto alla recidiva
Anche la mancanza di “un’identità” rappresenta una criticità. «Il carcere valdostano – ha precisa il garante – continua a essere caratterizzato da un elevato turn over e da un’abbondante presenza di stranieri. Inoltre, l’assenza di una precisa identità si ripercuote anche sulle iniziative promosse in tema di lavoro, di formazione e ricreative».
Attualmente, all’interno del carcere, sono 46 i lavoranti alle dipendenze dell’istituto (mentre altri 6 lavorano non alle dipendenze). Come evidenziato da Formento Dojot, «è statisticamente provato che l’acquisizione di abilità e la loro spendibilità al ritorno alla vita libera è di gran lunga il migliore antidoto alla recidiva, che viene abbattuta drasticamente. Spesso i detenuti mi confidano di volere cambiare vita ma, lasciato l’istituto, si scontrano con concrete e impellenti difficoltà nel rinvenire mezzi di sostentamento per sé e per i loro cari».
Manca l’interfaccia naturale del garante
Il fatto che non vi sia un vertice “full time” del carcere, secondo Formento Dojot può rappresentare un problema, perché «manca l’interfaccia naturale del garante».
I dati
Nel 2018, l’ufficio del garante ha trattato 154 casi, di cui 143 definiti nell’anno. Formento Dojot ha specificato che «si tratta di casi strettamente connessi alla condizione di restrizione della libertà personale, quindi attinenti al rapporto con il carcere». Tra le principali questioni, infatti, «le condizioni dell’istituto e della detenzione, i rapporti con il personale dell’istituto, il rispetto del regolamento interno della casa circondariale».
L’attività del difensore civico
Durante la conferenza stampa, Enrico Formento Dojot ha anche parlato dell’attività svolta in qualità di difensore civico.
Nel 2018 sono state 1024 le richieste di intervento, otto in più rispetto al 2017. L’incremento negli ultimi sette anni è stato del 127 per cento.
Ad aumentare, però, non sono solo gli utenti. Formento Dojot ha evidenzianto il «trend crescente» di alcuni enti (pubblici) che non rispondono alle richieste dello stesso difensore. «Questo, i cittadino non possono accettarlo, e nemmeno io» ha affermato il difensore civico aggiungendo che «si dice il peccato ma non il peccatore». Comunque, «chi ha orecchie per intendere intenda».
I problemi per cui i cittadini ricorrono al Difensore civico riguardano il pubblico impiego, i tributi, i servizi sociali, l’edilizia e l’urbanistica. Le istituzioni coinvolte sono, tra gli altri, gli enti locali (275 casi), la Regione (156) e l’Usl (114).
In foto, Enrico Formento Dojot.
(f.d.)