Legambiente attacca la Regione: rischio estinzione, no alla caccia a pernice bianca e lepre variabile
La costola valdostana dell'associazione mette nel mirino la decisione del consiglio regionale di inserire le due specie nel calendario venatorio appena licenziato
Caccia alla pernice bianca e alla lepre variabile inserite nel calendario venatorio, Legambiente Valle d’Aosta all’attacco.
Non ha perso tempo l’associazione guidata dal presidente Denis Buttol, che torna a mettere nel mirino il consiglio regionale, dopo il via libera al calendario faunistico venatorio.
Legambiente: «No alla caccia alla pernice bianca e alla lepre variabile»
Legambiente Valle d’Aosta, infatti, stigmatizza l’idea di inserire nel calendario la possibilità di cacciare pernice bianca e lepre variabile, riportando l’attenzione sul tema dopo quanto avvenuto lo scorso anno.
«Avevamo segnalato che il Consiglio regionale della Valle d’Aosta stava per ridiscutere la sospensione della caccia, attivata nel 2019, per consentire uno studio scientifico circa lo stato di salute delle due specie in termini numerici ed ecologici» sottolinea Buttol, che poi rincara la dose.
«Fino a quando è stato possibile sparare a questi due relitti artici, venivano prelevati meno dei tetti (già molto bassi) concessi, proprio a ragione dell’esiguo numero di animali ancora presenti nelle nostre montagne» continua Buttol, parlando di due specie particolari e in pericolo, come paiono confermare i dati snocciolati.
Nel 1973, infatti, erano stati abbattuti 450 esemplari di lepre variabile, nel 2018, ultimo anno di caccia aperta , solo nove.
Nove come quelli di pernice bianca; nel 9177 ne erano state uccise 400.
«Volete estinzione programmata»
E questi dati inquietano Legambiente Valle d’Aosta.
«Sono dati inequivocabili che dimostrano come le due specie, tra le più sensibili al cambiamento climatico, dovrebbero essere difese a priori e men che meno dovrebbero essere un’occasione di svago per pochi cacciatori (una cinquantina) che ancora anacronisticamente dedicano a questi animali le proprie attenzioni venatorie – conclude Legambiente -. Siccome la riapertura della caccia a queste due specie dipende dalla verifica dei dati sulla loro presenza, ci auspichiamo che si soprassieda alla riapertura e che gli studi scientifici siano la strada maestra nel valutare l’opportunità o meno di un prelievo che altro non fa che accelerare l’estinzione definitiva di questi animali dalle nostre montagne, non a caso riconosciuti quali “relitti artici”».
(al.bi.)