Brasile, corso “Salute” prepara sanitari per lavorare in Italia
Milano, 1 dic. (askanews) – Il corso di italiano “Salute”, creato in Brasile nel 2023 dal docente Davide Rossi, è diventato in poco tempo uno strumento di riferimento per formare infermieri e professionisti sanitari stranieri diretti in Italia attraverso il decreto “Cura Italia”, prorogato fino al 31 dicembre 2027. L’obiettivo è far arrivare personale già in grado di comunicare con pazienti e colleghi e pronto a lavorare nelle strutture italiane.
Nato su richiesta di una cooperativa che doveva assumere 30 infermieri brasiliani, il progetto si è ampliato rapidamente: oggi “Andiamo Brasil”, questo il nome della scuola, collabora con i principali reclutatori del Brasile e con agenzie italiane, e ha già formato quasi 500 studenti. Molti di loro sono attivi in ospedali e cliniche italiane e stanno completando l’equipollenza del titolo.
Oltre alla preparazione linguistica, il percorso fornisce supporto per la parte documentale, dalle traduzioni al riconoscimento del diploma. “Li accompagniamo in tutte le fasi: documentazione, lingua, offerte di lavoro, colloqui ed equipollenza”, spiega Rossi ad Askanews.
Gli studenti arrivano in Italia con un accordo per il contratto – che viene firmato al momento dell’ingresso – e spesso con un alloggio garantito per i primi mesi. In molti casi il viaggio resta a carico del lavoratore. La didattica alterna lezioni dal vivo, attività su piattaforma e sessioni mirate alla conversazione: “Abbiamo studenti che, partendo da zero, hanno superato un colloquio in italiano dopo appena tre mesi”, racconta il docente. Il corso è riconosciuto dal ministero dell’educazione brasiliana come “un’estensione universitaria”.
Rossi sottolinea che il decreto “Cura Italia” ha cambiato radicalmente il percorso di inserimento: “Il decreto semplifica molto la possibilità di lavorare in Italia. Le difficoltà principali sono imparare l’italiano e attendere il nulla osta, che impiega in media tre mesi. Con questo sistema possono iniziare a lavorare anche senza equipollenza: prima lavorano e poi completano la procedura”.
Negli ultimi mesi, grazie ai risultati ottenuti, il programma ha iniziato a preparare anche infermieri indiani e ha già formato professionisti colombiani. A breve partiranno corsi dedicati anche al mercato latinoamericano di lingua spagnola. Secondo i dati della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), al 30 settembre 2025 gli iscritti nati all’estero sono 45.433, mentre gli infermieri con cittadinanza non italiana sono 25.768, pari al 5,6% del totale. Rossi riassume così il percorso di ingresso in Italia: “Servono tre pilastri: italiano, parte documentale e richiesta di lavoro. Quando la documentazione è pronta e la lingua è a buon livello, si aspetta solo il nulla osta. Abbiamo studenti arrivati in Italia sei mesi dopo l’inizio del corso: tre mesi di italiano e tre mesi di attesa”.
La domanda dall’Italia riguarda soprattutto infermieri e OSS. “Gli infermieri qui hanno più responsabilità e un percorso formativo più strutturato. Chi arriva dal Brasile come OSS ha spesso una preparazione da assistente infermiere, quindi di livello più alto”, spiega Rossi.
Il settore che assume di più è quello privato: grandi strutture, ospedali e RSA, con una forte concentrazione in Lombardia, Piemonte e Veneto. Ma l’applicazione del decreto varia da regione a regione. “In Lombardia un fisioterapista non può lavorare in deroga, mentre a Bolzano sì. In Piemonte possono farlo fisioterapisti e farmacisti, in Veneto anche i dentisti. Gli OSS non possono lavorare in deroga in Lombardia, ma possono farlo in Piemonte, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna”, precisa. “Credo che ‘Salute’ sia l’unico corso di italiano creato e strutturato appositamente per questo obiettivo”, conclude Rossi.
