L’isola del tempo profondo: Hito Steyerl in Fondazione Prada
AskaNews
di Administrator admin  
il 05/12/2025

L’isola del tempo profondo: Hito Steyerl in Fondazione Prada

Milano, 5 dic. (askanews) – Un progetto di una delle artiste più influenti della scena contemporanea che unisce scienza e fantascienza, narrazione visuale e ragionamento politico, siti di 7mila anni fa e ragionamenti sui confini della tecnologia. Hito Steyerl ha portato all’Osservatorio di Fondazione Prada a Milano la mostra “The Island”. “È una mostra sull’archeologia, sulla fisica quantistica e sul fascismo – ha detto l’artista -. Tutti e tre questi elementi si ritrovano nell’isola di Curzola, dall’altra parte del mare Adriatico”.

Hito Steyerl intreccia molteplici narrazioni accomunate dal motivo ricorrente dell’inondazione, evocando temi urgenti come le attuali derive autoritarie alimentate dall’uso dell’intelligenza artificiale, la crisi climatica e le pressioni politiche esercitate sulla comunità scientifica.

“Trovo molto interessante – ci ha spiegato Chiara Costa, Head of Program di Fondazione Prada

– che Hito Steyerl si affidi alle dinamiche della fisica quantistica per raccontare delle temporalità che si contrastano, ma si incontrano anche. Nel suo nuovo film The Island si parte dalla scoperta di un’isola artificiale creata nel Neolitico, si passa per Flash Gordon fino ad arrivare quindi a usare un passato per raccontare un futuro di cui non siamo particolarmente certi”.

La mostra si compone del film, ma anche di installazioni video, di oggetti di interviste, che attraversano il tempo e gli immaginari, dalla bioluminescenza alle bombe che cadevano sulla Yugolsavia nel 1941. E con una componente importante di fantascienza. “In questa installazione – ha detto ancora Steyerl – cerco di focalizzarmi più sulla parte scientifica della fantascienza e sul cercare di capire come possiamo pensare la scienza in un mondo che oggi è pieno di fake news e di costruzioni dell’intelligenza artificiale. Quindi mi chiedo come possiamo salvare i fatti, magari anche quelli scientifici e come li possiamo comunicare?”.

L’esposizione in Osservatorio suggerisce la risposta che si possano comunicare attraverso l’arte, ma probabilmente è una risposta banale, che non soddisfa in pieno le domande che il progetto vuole suscitare. A partire da quella sui rischi della tecnologia. “Certo dovremmo avere paura, ma anche no, cioè, davvero dipende – ha concluso l’artista -. La tecnologia è un fatto e limitarci ad avere paura non aiuta nessuno. Si tratta di interrogarla, di metterla in discussione di capire come funziona. Si tratta di liberarla da quella scatola nera in cui le Corporation la stanno rinchiudendo. Credo ci siano tante cose da fare intorno alla tecnologia piuttosto che averne solo paura”.

Un altro dei grandi temi toccati da “The Island” è quello del tempo, anche qui con na giustapposizione significativa: il tempo-spazzatura della vita digitale e del capitalismo, opposto e in relazione con il tempo profondo, della natura, dell’archeologia e anche di tutto quello che non capiamo e non vogliamo guardare.

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