Stella Alpina: no all’elezione diretta del presidente della Regione
Dice sì, invece, alla riforma della legge elettorale per i Comuni
Il Coordinamento politico della Stella Alpina ha detto no, a larghissima maggioranza, all’elezione diretta del Presidente della Regione. E’ quanto emerso dalla riunione convocata nella serata di martedì 12 novembre. Il no è arrivato «dopo una approfondita discussione e pur ritenendo fondamentale assicurare maggior stabilità al governo regionale» si legge in una nota. Si rimpolpa così il fronte del no all’elezione diretta del ‘governatore’ proposta dall’attuale alleato di maggioranza Rete civica: contrari anche Union valdôtaine, Union valdôtaine progressiste e Alpe. Intanto la bozza proposta dalla sottocommissione, guidata dal consigliere Alberto Benin, ha iniziato l’iter nella prima commissione consiliare.
La valutazione sul bilancio regionale, invece, è positiva anche se «si raccomanda ai propri consiglieri di attivarsi per valutare con le altre forze politiche di maggioranza la possibilità della eliminazione totale del ticket sanitario». In merito alla riforma della legge elettorale comunale «pur rammaricandosi per non veder accettata integralmente la proposta dei sindaci valdostani, si esprime un giudizio positivo, soprattutto per aver saputo costruire intorno alla nuova legge una maggioranza molto ampia».
La bozza di riforma elettorale
La riforma della legge elettorale regionale prevede l’elezione diretta del presidente della Regione e anche quella del suo vice. Il vice assumerà di diritto la carica di assessore; sostituirà il presidente in caso di assenza o di impedimento temporaneo; tuttavia, in caso di impedimento permanente, dimissioni, decadenza o morte del presidente il vice non ne prenderà il posto; si dovrà tornare alle urne.
La scelta degli assessori (7 al massimo) spetterà al presidente; gli elettori troveranno sulla scheda un massimo di 34 nomi oltre a quello di presidente e vicepresidente. Gli assessori potranno essere tecnici, con il risultato che in aula il numero di amministratori potrebbe salire fino a un massimo di 42.
Nella riforma viene cancellato l’istituto della cosiddetta «mozione di sfiducia costruttiva»; si passa alla possibilità da parte del Consiglio Valle di «esprimere la sfiducia nei confronti del presidente mediante mozione motivata», sottoscritta «da almeno un quinto dei consiglieri assegnati»; da approvare a maggioranza assoluta e per appello nominale. L’eventuale approvazione della mozione comporta le dimissioni della giunta e lo scioglimento del Consiglio.
Oltre alla preferenza unica e allo spoglio centralizzato rivisto e corretto c’è il nuovo limite dei mandati per chi ricopre la carica di presidente della Regione; non sarà eleggibile in Consiglio se svolge l’incarico per due mandati consecutivi.
Per essere eletto presidente della Regione, un candidato deve ottenere almeno il 48 per cento dei consensi. In caso contrario si andrà al ballottaggio. Per la governabilità c’è anche un premio di maggioranza che attribuisce il 60 per cento dei seggi (cioè 21 su 35) in caso di vittoria al primo turno o il 57 per cento in caso di vittoria al secondo turno (20 seggi).
(re.newsvda.it)