Consiglio Aosta: vaccini, «basta sospetti, piuttosto si promuova adesione»
Dibattito acceso sull'ordine del giorno presentato da Forza Italia. Il sindaco Nuti: «Stop alla diffusione della cultura del sospetto»
«Basta generare sospetti, si spinga piuttosto la gente a vaccinarsi». Si rivolta sostanzialmente contro i promotori e provoca una levata di scudi generalizzata l’ordine del giorno sui vaccini presentato in consiglio comunale da Renato Favre e Paolo Laurencet di Forza Italia.
A ribattere colpo su colpo, in primis, è il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, che si scalda, ammette la sua vaccinazione e stronca la «voglia di alimentare la cultura del sospetto».
L’iniziativa
Ad aprire il sipario sulla querelle è l’ordine del giorno presentato dal vice presidente del Consiglio, Renato Favre, che ricorda i problemi avuti dalla campagna vaccinale e l’emersione dei presunti «furbetti del vaccino» spuntati un po’ ovunque.
«Sicuramente il pasticciaccio Astrazeneca è stato un elemento di disturbo per chi gestisce il piano e so che ci sono più percorsi di somministrazione – sottolinea il vice presidente -. Il problema è che nel periodo di marzo sarebbero state vaccinate persone sorteggiate».
E continua.
«Il capoluogo non può sempre solo osservare – spiega ancora Renato Favre -. Chiediamo di prendere contatto con gli enti per monitorare la vaccinazione delle persone anziane e fragili. Inoltre, chiediamo di prendere le distanze da quei consiglieri regionali o comunali che abbiano tenuto comportamenti poco etici».
Il sindaco
Replica seccato il primo cittadino Gianni Nuti.
«Si evidenziano fenomeni emersi in un’esperienza inedita per tutti – esclama il primo cittadino -. Si è partito con un modello, che poi ha avuto bisogno di modifiche, ma quando un vaccino è decongelato o aperto deve essere consumato in giornata».
Nuti è un fiume in piena.
«Per questo l’Usl ha aperto lo strumento del last minute per far fronte alle defezioni – conferma – e da componente del comitato di monitoraggio posso dire che si sono fatte anche 12 telefonate al giorno per trovare persone disponibili».
E contrattacca. «Speravo si puntasse a convincere le persone a vaccinarsi, non a diffondere la cultura del sospetto – esclama -. Se ne avete, andate in procura».
Poi rivela.
«Venerdì mi hanno chiamato proponendomi la vaccinazione per sabato e ci sono andato – spiega -. Sono persona a rischio e ne avevo diritto. Lo dico per trasparenza, altrimenti sembra si voglia fare i furbetti del quartierino. Questa cultura non ci appartiene, alimentare il sospetto verso le istituzioni è una delle cose più deleterie che si possa fare; noi promuoviamo lo spirito di sensibilizzazione».
Renato Favre prova a ribadire le sue intenzioni.
«Volevamo solo sapere come sono andate le cose – chiude -. Se un amministratore pubblico riceve una chiamata per vaccinarsi immediatamente in quanto sorteggiato, forse dovrebbe dire che ci sono molti altri prima di me».
Paolo Laurencet parla di questione «delicata – dice -, perché se non si fanno vaccinazioni l’economia non riparte. Nessuno parla di “casta”, semplicemente chiediamo di controllare; per noi i furbetti devono sempre saltare fuori e comunque crediamo che in Valle la campagna potesse funzionare diversamente».
Giordano: perché no gli amministratori?
«Né io né alcun membro della mia famiglia siamo stati vaccinati – rivela -, ma vorrei fare una riflessione. Chi amministra a 600 euro al mese fa parte della casta o svolge un’attività a rischio? Il sindaco, ad esempio, si è beccato il Covid perché esposto al rischio. I problemi ci sono, ma riguardano la campagna vaccinale e gli amministratori pubblici andrebbero messi in condizione di poter fare il loro lavoro al meglio».
Gli dà ragione Nuti. «Il Covid l’ho preso perché facevo il sindaco, quando ero “professorino” non mi è mai successo niente – conclude -. Piantiamola, la trasparenza c’è».
Girardini: io vaccinato
Ammette di essere stato «uno dei primissimi vaccinati per sorteggio» Giovanni Girardini (Rinascimento).
Con mamma in «categoria fragile», così come la nipote, «a marzo sono stato chiamato tra gli estratti – spiega Girardini -. Ho sottoposto il problema, volevo rifiutarlo per darlo a mia nipote, ma non è stato possibile, non era compatibile e sarei stato escluso dalla lista. Ho fatto le verifiche del caso, dopodiché ho accettato e fatto Astrazeneca; ho incontrato anche un collega del consiglio, ma l’abbiamo fatto perché siamo stati messi nelle condizioni di doverlo fare».
Chiude i conti Gianluca Del Vescovo (PCP).
«Come coordinatore infermieristico sono stato chiamato, lo scorso 2 aprile, a coordinare le attività del Palaindoor – ricorda -. Come operatore sanitario devo dire di aver avuto l’ansia al pensiero di dover buttare le dosi di chi aveva disdetto e per evitare sprechi sono rimasto fino alle 22 a telefonare alle persone presenti nelle liste di riserva».
(al.bi.)