Omicidio Gilardi: la vittima ha tentato di difendersi
Ha provato a resistere ai colpi inferti dal suo aggressore Giuliano Gilardi; lo provano le profonde ferite sulle mani. L’uomo era riverso a terra, in camera da letto, colpito ripetutamente alla schiena.
I poliziotti stanno cercando l’arma del delitto – presumibilmente un coltello – setacciando tombini, fontane e cassonetti nei dintorni. A breve dovrebbero arrivare altri agenti della Polizia Scientifica da Torino.
Da tre anni circa Gilardi – ex operaio del treno di laminazione della Cogne AS- era in pensione. Trascorreva il suo tempo in casa, con la sua compagna (era divorziato, padre di Stefania, 34 anni), faceva lunghe passeggiate con il suo adorato cane Yuma e gite con la sua Harley Davidson.
Si susseguono, intanto, le testimonianze, a cominciare da quella di Claudio Pasquettaz, amico della vittima, con cui condivideva la passione per l’Harley Davidson: «Ho trovato il suo corpo sotto il letto, dove era scivolato. Le coperte, comunque, erano zuppe di sangue ricostruisce Pasquettaz -. Gli ho tastato il polso, ma mi sono reso conto subito che era morto. Ho chiamato immediatamente il 118 e non ho toccato più nulla. Era una persona che non aveva nemici, tanto che non chiudeva mai la porta a chiave; chiunque poteva entrare per fargli un saluto o prendere un caffé».
«Ho sentito dei passi affrettati nel vicolo. Era l’alba. Circa le 6.30. Sembrava proprio una persona che scappava. E’ questa la dichiarazione raccolta dalla polizia che si occupa delle indagini e rilasciata da una vicina di casa di Gilardi.
Incredula un’altra vicina: «Abito qui da tre anni – ho sempre visto Giuliano con la sua Yuma, sorridente, gentile e cordiale con tutti. Un uomo per bene e conosciuto da tutti, tranquillo, di assoluta cordialità. Noi vicini siamo ancora scioccati, increduli».
(c.t. – al.bi.)