Il taglio dei costi della politica
Costi della politica, tema nell’occhio del ciclone dopo gli scandali laziali. Tema d’attualità anche in Valle d’Aosta, regione che in Italia primeggia per il più elevato costo per il funzionamento della macchina istituzionale, se parametrato al numero degli abitanti.
Sotto la lente d’ingradimento tanto nel Lazio quanto in Piemonte, Emilia Romagna o Sicilia sono finiti i denari spesi dai gruppi consiliari. Lo stesso sta avvenendo in Valle d’Aosta, dove anche il procuratore capo, Marilinda Mineccia, dice di volerci vedere chiaro. Il Consiglio regionale risponde con una promessa: entro quindici giorni presenteremo un disegno di legge per il contenimento della spesa. Era ora!
Quello che maggiormente fa arrabbiare è che si sia arrivati a questo solo dopo la bufera romana. In precedenza, il Consiglio aveva rispedito al mittente le proposte di riduzione dei costi proposte dalla opposizione.
Sono sicuro che i nostri consiglieri agiscano nel rispetto delle regole. Ma sono proprio le regole che vanno cambiate, perché è immorale spendere denaro pubblico per pagare la cena a degli amici di partito, per acquistare i panettoni di Natale, per integrare la propria pensione e così via. E’ immorale, appunto, ma non irregolare.
Come risolvere il problema? Tagliando. Proprio come sta facendo Monti. Sindaci e consiglieri regionali guadagnano cifre astronomiche rispetto a tanti cittadini. Questo non è più possibile. I politici devono tornare a frequentare il marciapiede per riprendere contatto con la realtà. Fare politica deve essere una vocazione, non un modo per migliore la propria condizione economica.