Il Leone rampante resiste all’assalto
Con una vittoria sul fili di lana la maggioranza di governo regionale uscente, pur perdendo un pezzo, si conferma alla guida della Valle d’Aosta. Il presidente della Regione, Augusto Rollandin, di ritorno da Roma dove ha incontrato il presidente del Coniglio, Enrico Letta, annuncia che è pronto e deciso a governare anche con numeri così ristretti (18-17).
E’ subito circolata la battuta che al nuovo governo Rollandin basterà uno starnuto per non avere la maggioranza in Consiglio. Probabile. Ma per il momento, forse inattesa di nuove alleanze o aperture (che però sembrano alquanto difficili), Rollandin è ben deciso ad andare avanti così.
Vallée d’Aoste, la coalizione di governo, perde in un solo colpo un alleato – Fédération autonomiste, che non ce la fa a entrare in Consiglio – e il Pdl (idem), possibile stampella nel caso in cui . proprio questo – di un successo senza la maggioranza assoluta. Avere l’appoggio degli ex azzurri avrebbe significato in termini numerici un paio di voti in più in Consiglio. Non sarà così. Rollandin i voti della tranquillità dovrà cercarseli altrove, passando per quei provvedimenti che vanno incontro ai desideri e alle necessità dei cittadini, come quello – già annunciato – della riduzione del numero dei consiglieri regionali, la revisione della legge elettorale e nuove strategie per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. Su questi primi temi, sono certo, che il presidente troverà convergenze.
I valdostani spazzano via la destra, dimostrando con il loro voto di essere legati al territorio, tanto che se sommiamo i voti espressi, è facile capire come l’83% è un voto autonomista. Regge solo il Pd, ma perché in queste elezioni ha imbarcato quella sinistra che nel 2008 aveva mancato l’ingresso in Consiglio per un pugnetto di voti. Ha avuto ragione il tanto discusso segretario Raimondo Donzel.
Stella Alpina si conferma, anche se il risultato atteso era probabilmente migliore di quello ottenuto, tanto che se avesse raggiunto il 15%, la coalizione avrebbe ottenuto forse la maggioranza assoluta, o almeno non avrebbe dovuto attendere il conto dei resti per ottenere l’ultimo e decisivo seggio.
Che Alpe avesse messo in piedi una buona lista erano in tanti a dirlo. E i risultati sono stati positivi, visto che il Galletto conferma i cinque seggi, due dei quali “rosa”, con tanto di elezione del segretario Chantal Certan e riconferma dei consiglieri uscenti.
L’Uvp entra di prepotenza in Consiglio con sette seggi. Eletti tutti i big fino a pochi mesi fa unionisti, tranne Claudio Bredy, penalizzato dal pasticcio dell’errore di stampa dei numeri sui bigliettini elettorali, errori che avrebbero favorito Nello Fabbri. Peccati di gioventù. Laurent Viérin si conferma leader con poco meno di 8 mila voti e si candida ancora una volta a principale antagonista di Augusto Rollandin, che da solo (poco meno di 11 mila voti) ha salvato mezza Uv (che ha preso poco più di 24 mila voti), dando una risposta con i fatti ai suoi delatori.
Nessuna quota rosa in casa Uvp, peccato.
L’Uv si rinnova con tante facce nuove, e qualche ritorno. Tra i nuovi, l’animatore della Jeunesse e quel David Follien, già vice presidente del Mouvement, che aveva alzato la voce senza sbattere la porta e andarsene. ha avuto ragione lui: ha fatto una battaglia di principi in casa e l’elettorato gli ha dato ragione.
Un raggiante Dino Viérin, che dà 10 e lode ai suoi, apre a un possibile dialogo, purché avvenga sui contenuti. Rollandin, al momento, lascia la porta chiusa, perché secondo lui il dialogo c’è sempre stato. Vedremo se la politica saprà rinnovarsi, passando attraverso le larghe intese di chez nous.