Caccia e ambiente: «lavoriamo per il territorio e per la gestione corretta della fauna»
«Amare la natura vuol dire anche prendersi la briga di gestire la fauna, controllando il numero dei selvatici, in modo che questi possano crescere e svilupparsi in modo compatibile con il territorio. Senza che siano poi le epidemia a riportare le popolazioni ai livelli ceh il territorio naturale non è in grado di sfamare; E’ questo il principio secondo il quale, dall’inizio degli anni Duemila, regge la caccia di selezione che si poggia su rigorosi criteri scientifici». Alla vigilia della riapertura della stagione venatoria, il Comitato caccia regionale presieduto da Jean-Claude Soro, interviene a proposito della querelle tra l’amministrazione regionale e il fotografo naturalista Stefano Unterthiner; Unterthiner aveva parlato dei cacciatori come di una «lobby ben gradita alla Regione».
«Gli abbattimenti vengono decisi dalla Regione in base a rigorosi criteri scientifici – commenta Soro – e il sistema funziona; lo dicono i dati ufficiali e non le sensazioni.Dal 2000 le popolazioni di ungulati sono cresciute in maniera costante e robusta. Se 14 anni fa erano stati censiti 6.998 camosci, 2.079 caprioli e 889 cervi (per un totale di 9966 animali, la maggior parte dei quali confinati nelle aree protette), nei censimenti di quest’anno i numeri sono saliti a 12.587 camosci, 5.936 caprioli e 1.242 cervi (in totale 19.756 capi diffusi su tutto il territorio, da Courmayeur a Pont-St-Martin). In alcune zone abbiamo densità faunistiche addirittura superiori a quelle registrate in alcune aree protette, e l’aumento delle popolazioni di ungulati selvatici rappresenta una ricchezza per la collettività che può essere goduta da tutti i fruitori della montagna, soprattutto da coloro che non sono cacciatori».
Il presidente del Comitato regionale per la gestione venatoria sottolinea come i monitoraggi rappresentino una delle attività più importanti del mondo venatorio, anche per le speci non cacciabili come lo stambecco.
«Lo facciamo con impegno, offrendo il nostro tempo e le nostre risorse. Chi non perde occasione per criminalizzare i cacciatori, cosa fa di concreto per la fauna selvatica?».
Secondo Soro, «al contrario di quanto scritto da Unterthiner,i cacciatori non hanno alcuna agevolazione e sono molto più tolleranti per quelle attività cosiddette green come lo sci alpinismo e le ciaspolate che può non sembrare ma arrecano disturbo notevole alla fauna in un periodo estremamente delicato per i cicli della natura».
Soro respinge al mittente le accuse secondo le quali, la caccia, di domenica, sarebbe incompatibile con le famiglie che decidono di frequentare i boschi per una passeggiata…
«L’attività si svolge in un iniziale periodo turistico di bassa stagione – da settembre a novembre – in luoghi di norma turisticamente poco frequentati e in orari poco compatibili con le passeggiate, il mattino molto presto e al tramonto. La legge nazionale 157/92 prevede già il silenzio venatorio nelle giornate di martedì e venerdì. Il popolo dei cacciatori è composto per la maggior parte da lavoratori e credo che anche noi, come tutti, abbiamo il diritto di esercitare la nostra passione nel tempo libero».
Sulla questione dell’abbattimento delle ghiandaie, Soro spiega «che si tratta di un’attività di controllo e non attività venatoria e che i capi abbattuti vengono consegnati alla Forestale».
Sulla questione è intervenuto anche il presidente regionale di Enelcaccia Santo Diano che condividendo le parole di Jean Claude Soro ha precisato «di avere più volto, anche attraverso i giornali, sollecitato il mondo ambientalista a unirsi ai cacciatori nell’opera di monitoraggio ma di essere ancora in attesa di una risposta, salvo sproloquiare su temi che non si conoscono».
Nella foto, il presidente del Comitato regionale per la gestione venatoria Jean Claude Soro.
(cinzia timpano)