OGM: la Valle d’Aosta prima regione free
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di news il
15/01/2015

OGM: la Valle d’Aosta prima regione free

La Valle d’Aosta è la prima regione in Italia OGM free; il Consiglio regionale ha infatti approvato all’unanimità il disegno di legge che abroga la normativa vigente in materia di coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche (legge 29 del 2005) e introduce il divieto generale di coltivazione del OGM nella nostra regione. Dopo una sospensione dei lavori richiesta dall’assessore all’Agricoltura Renzo Testolin, è stato concordato un emendamento volto a ridurre la soglia minima delle sanzioni, da 50 mila a 5 mila euro.
«Con questa proposta intendiamo fare un ulteriore passo avanti rispetto ai principi fissati dalla legge precedente, con una regola chiara, certa e applicabile – ha spiegato il consigliere relatore Claudio Restano – sancendo il principio secondo il quale sul territorio valdostano non sono ammesse coltivazioni OGM a tutela della salute dei valdostani e del nostro patrimonio ambientale».
Per la «Valle d’Aosta OGM free» esprime soddisfazione Coldiretti che plaude alla decisione del Consiglio regionale. «La lotta contro gli OGM di Coldiretti Valle d’Aosta è iniziata nel 2004, attraverso l’adesione dei comuni di Chambave, Champdepraz, Donnas, Etroubles, Valsavarenche, Valtournenche e Verrès, al progetto ‘liberi da OGM’ che, con delibere comunali, dichiaravano volontariamente, sin da allora, il divieto di uso di OGM sul territorio.
Non siamo mai stati contro gli OGM in maniera strumentale e ideologica o peggio demogogica – spiega il direttore della Coldiretti valdostana Ezio Mossoni – la nostra posizione è la conseguenza coerente della nostra posizione a favore della tipicità, origine esclusiva della materia prima legata al territorio, della biodiversità, valorizzazione dell’ambiente ed economia legata alla produzione locale agroalimentare. Se crediamo in tutto ciò, non possiamo certo essere a favore degli OGM che sono omologazione, appiattimento e massificazione delle produzioni, l’esatto contrario dell’agricoltura in cui crediamo».
(c.t.)

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