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Breuil-Cervinia: «95 prestazioni sessuali a pagamento» accertate in meno di un mese, chiesti 4 anni di carcere per Remo Lyabel

Breuil-Cervinia: «95 prestazioni sessuali a pagamento» accertate in meno di un mese, chiesti 4 anni di carcere per Remo Lyabel

La sentenza del processo relativo all'Operazione Bocca di Rosa prevista il 25 giugno; il pm Pasquale Longarini ha chiesto invece l'assoluzione per il tassista Marco Pellissier; i fatti risalgono al mese di marzo del 2012

Quattro anni di reclusione e 12.000 euro di multa. E’ la richiesta formulata questa mattina dal sostituto procuratore Pasquale Longarini nei confronti di Remo Lyabel, 52 anni di Valtournenche, accusato di concorso in agevolazione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione nell’ambito dell’Operazione Bocca di Rosa dei carabinieri, che il 19 aprile 2012 fece scattare le manette ai polsi proprio di Lyabel, raggiunto dalla misura cautelare mentre si trovava all’aeroporto di Caselle, pronto a imbarcarsi su un volo per la Colombia.
L’udienza di stamane è stata aggiornata al prossimo 25 giugno, quando il collegio presieduto da Paolo De Paola (giudici a latere Davide Paladino e Giuseppe De Filippo) pronuncerà la sentenza del processo, nell’ambito del quale è imputato per gli stessi reati anche Marco Pellissier, 67 anni di Breuil-Cervinia, per il quale lo stesso pm Longarini ha chiesto l’assoluzione «in quanto non è stata raggiunta la prova della sua penale responsabilità».
La vicenda è legata all’inchiesta dei carabinieri svolta dal 3 marzo al primo aprile 2012 a Breuil-Cervinia, più precisamente nei locali del night club ‘Lap Dance’, posto nel piano interrato del ristorante pizzeria ‘Capanna Alpina’, all’interno dei quali «furono accertate 95 prestazioni sessuali a pagamento», ha spiegato nel corso della sua requisitoria il sostituto procuratore Pasquale Longarini.
Più nel dettaglio, col legale rappresentante del club, Domenico Pola, 49 di Breuil-Cervinia, e il cameriere Mario Spingola, 34 anni di St-Vincent, assolti nel processo con rito abbreviato tenutosi poco più di un anno fa davanti al gup Giuseppe Colazingari «per non aver commesso il fatto» (sentenza avverso la quale il pm Longarini ha proposto ricorso in Appello a Torino), secondo l’accusa Remo Lyabel – «primo collaboratore del Pola, con funzioni di segretario amministrativo del club» – sarebbe stato «il punto di riferimento delle 12 ragazze coinvolte nel meretricio, lui personalmente si occupava del loro reclutamento e della loro sistemazione a Breuil-Cervinia».
Le «modalità di azione del sodalizio criminale composto da Pola, Lyabel e Spingola erano semplici e consolidate», ha precisato il sostituto procuratore Pasquale Longarini durante la sua requisitoria, aggiungendo: «Il cliente entrava, sceglieva la ragazza che gli piaceva ed effettuava il pagamento in contanti o tramite pos al Lyabel, o in sua assenza a Spingola. Per venti minuti nel privé si pagavano 100 euro e via via salire, è tutto documentato, così come sono state documentate quattro prestazioni sessuali erogate dalle ragazze al di fuori del night club, a domicilio del cliente, dopo essere state appositamente autorizzate dal Lyabel».
Per quanto attiene alla posizione di Marco Pellissier, questo svolgeva le funzioni di tassista – «facendo peraltro questo di professione», ha tenuto a precisare il suo legale difensore, l’avvocato Edoardo Valente – andando a prendere le ragazze dove alloggiavano per portarle al night club ‘Lap Dance’, per poi – attorno alle 4 di mattina – riportarle a Cielo Alto, al condominio Schuss dove erano sistemate.
Troppo poco – secondo la stessa accusa – per provare il fatto che Pellissier sapesse cosa realmente avveniva all’interno del night club, tesi difensiva che ha provato a percorrere nella sua arringa anche il legale di Remo Lyabel, l’avvocato Ada Lizzio, che ha affermato: «Remo Lyabel era soltanto un dipendente di Domenico Pola, quindi il mio assistito non era assolutamente consapevole di quello che succedeva all’interno dei quattro privé del locale. Per arrivare a una sentenza di condanna deve essere raggiunta la prova della sua consapevolezza, prova che non ritengo raggiunta».
In riferimento alla richiesta di assoluzione di Marco Pellissier, il suo legale – l’avvocato Edoardo Valente – ha dichiarato: «Si è fatta piena luce sul ruolo di Pellissier in questa vicenda. I carabinieri, secondo la loro tesi, hanno ritenuto che potesse fare parte del sodalizio per il solo fatto che portava le ragazze al locale, peccato che lui facesse proprio quello di lavoro. Certo, a volte si è anche fermato nel locale, bevendo qualcosa e parlando con qualche ragazza, ma questo non vuole dire che fosse a conoscenza di cosa poteva succedere nei privé».
La sentenza del processo, così come anticipato, verrà pronunciata nell’udienza del prossimo 25 giugno.
Nella foto la conferenza stampa convocata all’epoca dai carabinieri per presentare i dettagli dell’Operazione Bocca di Rosa.
(pa.ba.)

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