Il mare non si perfora. E neanche le montagne
Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato congiunto di Adu e Rifondazione comunista «U mari un si spirtusa. Neanche le montagne»
«Il progetto Offshore Ibleo, come altri progetti di devastazione territoriale, è figlio di un modello di sviluppo centrato sugli interessi delle grandi imprese e non sugli interessi delle comunità territoriali e sono proprio questi ultimi che vanno con forza riaffermati», questo hanno affermato domenica le migliaia di persone (5000 secondo gli organizzatori), che a Licata, cittadina siciliana dell’ agrigentino di 38000 abitanti, sono scesi in piazza “contro la realizzazione delle trivelle nel mare di Licata e contro gli interessi di sfruttamento delle risorse che Eni ha in tutto il mare siciliano” al grido di “U mari un si spirtusa” Fate le debite proporzioni, è come se a Torino alla “grande” manifestazione SITav che ha visto schierato un vasto arco di forze, dalla Lega al PD, passando per Fratelli d’ Italia, Forza Italia e quant’ altro, (assenti solo LeU e grillini) ci fossero state in piazza oltre centomila persone, in luogo delle trentamila dichiarate dal quotidiano militante “la Repubblica”. L’ eco mediatica che questa minikermesse, così ampiamente sponsorizzata ha suscitato, è rimbombata nei giornali e nelle televisioni additata come modello di responsabilità e buon senso E’ emerso con chiarezza che al di là di sfumature poco sostanziali, la cultura economica cui obbediscono le forze politiche istituzionali, dalla Lega al PD è una sola: quella: di un modello di sviluppo centrato sugli interessi delle grandi imprese e non sugli interessi delle comunità territoriali e sono proprio questi ultimi che vanno con forza riaffermati” Licata docet.
Un modello di sviluppo che è morto, anzi crollato il 14 agosto dello scorso anno a Genova. Il crollo del ponte Morandi testimonia, neanche tanto simbolicamente, l’ insostenibilità ambientale, economica, sociale e democratica del modello che da trent’ anni domina l’ economia e che ha provocato la peggiore crisi economica della storia. Una crisi la cui fine, come ammoniscono gli ultimi dati statistici ad ogni livello, è ancora ben lontana. E’ proprio contro questo modello che il movimento NoTav lotta da trent’ anni. E’ diventato un riferimento per tutti i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte, per una nuova stagione di giustizia ambientale e la salvaguardia del Pianeta. Tra questi, quello che in Valle d’Aosta ha respinto l’ ipotesi del pirogassificatore.
Un movimento, i No Tav che ha saputo creare partecipazione, mobilitazione e cultura. Lo abbiamo toccato con mano l’ 8 dicembre scorso quando abbiamo nuotato nel fiume di persone che ha invaso ogni minimo spazio di piazza Castello e di tutte le strade di accesso vicine. Dal palco abbiamo sentito la rivendicazione della cultura della montagna, dell’ autogoverno e… dell’ autonomia. Una autonomia intesa come capacità di salvaguardare i valori fondamentali che stanno alla base di una convivenza civile: la giustizia sociale, la tutela del territorio, la solidarietà con tutti, la cultura dell’ accoglienza. Il sostegno a chi viene da lontano in cerca di una vita migliore. Un modello di autonomia che ci piace. Esattamente il contrario di quello che la Lega tenta di contrabbandare ed al quale qui fanno l’ occhiolino forze che nelle loro radici dovrebbero avere l’antifascismo. Dovrebbero. Surreale, a questo proposito l’endorsement del presidente della regione Antonio Fosson, che parla della TAV come di “un progetto che permette un accesso più facile alle Alpi” quando è del tutto evidente che l’ accesso alla Val di Susa è già largamente garantito dai tunnel esistenti e che un tunnel di oltre cinquanta chilometri, il territorio alpino lo salta e lo isola, altro che facilitarne l’accesso.
Suggeriamo a monsieur le président di fare un giro in Val di Susa, un territorio molto vicino al nostro, per tante caratteristiche. Potrà rendersi conto di persona che non solo “ u mari un si spirtusa”.Neanche le montagne. Compreso il Monte Bianco…
(Daria Pulz e Francesco Lucat)