Vecchia carampana: no alla risoluzione sulle offese a Daria Pulz ma imperversa la polemica sull’utilizzo del patois
POLITICA & ECONOMIA
di Danila Chenal  
il 03/07/2019

Vecchia carampana: no alla risoluzione sulle offese a Daria Pulz ma imperversa la polemica sull’utilizzo del patois

Su facebook botta e risposta tra Giovanni Barocco e Stefano Aggravi sull'utilizzo della lingua dei padri e di Cerlogne

Respinta con 21 voti a favore, 12 contrari e un’astensione l’iscrizione della risoluzione sulle “offese” (vecchia carampana) rivolte in aula alla consigliera Daria Pulz da parte del consigliere della Lega Vda Diego Lucianaz (in base al regolamento erano necessari almeno 24 voti), continua a imperversare in rete il dibattito sul patois, lingua usata per proferire l’offesa.

La stigmatizzazione

Arriva anche la stigmatizzazione dai gruppi che hanno presentato la risoluzione. «Siamo esterrefatti dal comportamento dei gruppi Lega e Mouv’ e dei Consiglieri Mossa e Vesan, che di fatto hanno sdoganato in Consiglio regionale la pratica dell’insulto personale sessista, in barba ai loro continui appelli al regolamento e al rispetto delle Istituzioni, denotando la totale strafottenza e la mancanza di considerazione per l’Aula e per le colleghe». È il commento dei gruppi Av, Uv, Sa, Pnv-Ac-Fv sul voto contrario all’iscrizione della risoluzione di censura nei confronti del Consigliere leghista Lucianaz, per il suo comportamento offensivo nei confronti di una collega della minoranza.

Lo scambio di post su Facebook

Scrive il consigliere unionista Giovanni Barocco. «Lo ha fatto, purtroppo, usando la lingua dei nostri padri. Lo ha fatto usando il Patois di Cerlogne. Ci sono regole di buona educazione, che non possono essere infrante. Cercando di difendere il collega Lucianaz, umanamente comprensibile, il consigliere Aggravi ha affermato che il Patois è “povero” come lingua, non é povero il Patois è povera la maleducazione».

A stretto giro arriva il post del consigliere leghista Stefano Aggravi. «Nel mio intervento ho cercato di evitare il divampare di una polemica senza troppo senso. Tra le cose dette, il passaggio in cui dicevo che la nostra lingua madre (il patois) è spesso troppo diretta e povera di terminologie sofisticate proprio perché è lingua di un popolo e di un tempo concreto e diretto (a differenza di tanti sofismi moderni) ha scatenato la reazione di chi tanto ama il politicamente corretto.

Patois, lingua ricca

Nessuno ha messo in dubbio la ricchezza della nostra lingua, quanto fatto sino ad oggi nonché tutta la sua storia. Ma chiedo a questi professori e maestrine: (1) perché il patois ancora oggi non è contemplato dal regolamento del Consiglio Valle? (2) perché chi tanto si scalda usa spesso e volentieri un buon 40% nel suo discorrere in patois di termini in italiano o francese? (3) perché usiamo (e loro usano) non parlare in patois di economia, diritto, chimica, filosofia, architettura, medicina, etc. etc.? Già, perché?

Tre semplici quesiti per chi si scalda su questo tema solo per pura reazione politica, et la reusta? Damadzo quié nos fa ancò atèndre ira justa reuponsaAggravi rinnova le scuse alla collega Pulz ma aggiunge. «Mi creda, sentirsi dare di continuo del fascista non è assolutamente piacevole ed è anche un po’ pretestuoso. Chieda a chi l’ha vissuto cosa sia il fascismo o il comunismo, quelli veri e reali però».
(re.newsvda.it)

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