Stop sci, Adu: «Per trattare con Roma serve una chiara strategia sanitaria»
Politica
di Danila Chenal  
il 01/12/2020

Stop sci, Adu: «Per trattare con Roma serve una chiara strategia sanitaria»

Adu dice sì alla proposta di Alliance valdôtaine di screening di massa

Stop sci, Adu: «Per trattare con Roma serve una chiara strategia sanitaria». Per un allentamento delle maglie secondo il Movimento serve dimostrare «di essere in grado di gestire l’emergenza sanitaria, anche a fronte di un aumento di presenze sul territorio. E Adu snocciola le azioni necessarie.

Le proposte di Adu

Proseguire nella riorganizzazione del sistema di prevenzione, di modo da farsi trovare pronti quando i confini regionali saranno di nuovo aperti;

potenziare l’attività delle Usca, di modo da ridurre i ricoveri in ospedale; aumentare il personale destinato al tracciamento, anche al fine di consentire la riattivazione della app Immuni;

prevedere l’effettiva apertura – coinvolgendo i comuni e l’associazione albergatori – dei Covid hotel, non solo per i guariti ancora positivi, ma soprattutto per coloro che non è opportuno che condividano il domicilio con familiari o conviventi;

proseguire, come è stato giustamente fatto con l’ospedale da campo, con l’aumento dei posti letto disponibili, dato che questa è una delle criticità principali per la nostra regione;

dare corso alla proposta di Alliance Valdôtaine di screening di massa, sul modello sud tirolese;

prevedere una strategia di monitoraggio continuo, attraverso successive campagne a campione sulla popolazione e la previsione di test rapidi per i turisti che intendano soggiornare in Valle d’Aosta;

prevedere l’obbligo di censimento dei turisti presso i comuni, ciò al fine di consentire al sistema di protezione civile e sanitario di avere un controllo in tempo reale della situazione delle presenze sul territorio.

Tutta questa attività, naturalmente, ha un senso se il Presidente della Regione, in qualità di Prefetto, procederà ad un reale controllo degli ingressi in Valle d’Aosta.

Meno sci intensivo

Rispetto agli impianti a fune, questa vicenda dimostra la debolezza del nostro sistema di sviluppo. Per dare risposte immediate, vanno bene i protocolli tendenti al numero chiuso sulle piste, ma ogni proposta dovrà essere verificata assieme all’autorità sanitaria regionale per valutarne la sostenibilità, rispetto ad una stima veritiera del numero di ricoveri abitualmente connessi all’attività sciistica.

Per il futuro, dovremo invece ripartire dalla tragica esperienza della pandemia, per rivedere interamente la nostra vecchia concezione di economia ed immaginare un turismo invernale fatto di ciaspolate, accoglienza, cultura e non solo di sci intensivo.
(re.aostanews.it)

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