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  • CVA in prima fila per la transizione energetica: «Ma ora facciamo i 100 metri contro Bolt»
    POLITICA & ECONOMIA
    di Alessandro Bianchet  
    il 08/09/2021

    CVA in prima fila per la transizione energetica: «Ma ora facciamo i 100 metri contro Bolt»

    Pomeriggio di confronto a Saint-Vincent; sul tavolo il piano per farsi trovare pronti sul piano della sostenibilità e in vista della scadenza delle concessioni idroelettriche del 2029

    Potenziare l’idroelettrico «che da solo non può bastare», diversificare con un occhio di riguardo all’idrogeno verde, potenziare la rete e arrivare a creare un centro di eccellenza per ricerca e sviluppo, così da farsi trovare pronti in vista della scadenza delle concessioni per l’idroelettrico del 2029, perché CVA, al momento, si trova a «correre i centro metri contro Usain Bolt e con un zaino sulla schiena».

    Le parole del neo direttore generale della Compagnia valdostana delle acque, Enrico De Girolamo, riassumono meglio di migliaia di dati la sfida che la partecipata regionale si trova ad affrontare nel prossimo futuro per riuscire a giocare un ruolo di primo piano nella transizione ecologica. E per fare il punto cda e politica regionale si sono ritrovati nella sala Gran Paradiso del centro congressi Billia del Saint-Vincent Resort & Casinò.

    Il presidente

    A fare gli onori di casa il presidente di Cva, Marco Cantamessa, che ha voluto fortemente l’appuntamento al fine di fare il punto su “En compagnie”, la campagna promossa dall’azienda e fatta di incontri sul territorio in tutta la Valle.

    «En compagnie perché nessuno ce la può fare da solo in questo momento» ha evidenziato Cantamessa, parlando, per andare con Ursula von der Leyen e Jean-Pisani Ferry di una sfida della sostenibilità che rappresenta da un lato «un diritto e dovere risolvere», ma dall’altro «un cammino in un giardino di rose», che vede i policy maker «tra l’incudine e il martello» del «non fare abbastanza» o del fare «troppo e troppo in fretta».

    La base da cui partire, per Cantamessa, è «il dialogo», aspetto fondamentale per superare «tre colli di bottiglia» della transizione ecologica.

    Questi si traducono nella «difficoltà di scindere la parte politica da quella della sostenibilità tecnica», nell’incredibile «incertezza dei meccanisimi dei prezzi», che rende complicato «pianificare a lungo termine» e nella «lentezza dei processi decisionali», che portano a impiegare «quattro volte il tempo necessario per realizzare un impianto».

    Soprattutto il tema delle velocità è fondamentale per il presidente di Cva, come dimostrano le «aste per le rinnovabili» che vanno deserte, a causa di lungaggini burocratiche che «richiedono sei anni per un’autorizzazione», rendendo impensabile il raggiungimento dell’optimum per la transizione ecologica: produrre 7 Gw all’anno da fonti rinnovabili, contro gli 0.8 attuali, cosa che richiederebbe «87 anni per raggiungere l’obiettivo».

    Per arrivare a spendere anche in quest’ottica i «tanti fondi del Pnrr», però, bisogna cambiare anche «la mentalità» degli italiani, che non vedono l’ecologia al primo posto.

    Su questo, invece, Cva e Valle d’Aosta possono essere in posizione «strategica – continua Cantamessa -. Abbiamo le carte in regola per essere pionieri, grazie all’autonomia, alla cultura della sostenibilità, alle nostre dimensioni ridotte, alla posizione geografica e alle politiche di attrazione degli investimenti», con il sogno, nemmeno troppo celato, di arrivare a creare un «distretto di produttori di beni e servizi» che ruoti intorno a Cva.

    L’assessore alle Attività produttive

    Traccia la road map verso un futuro Carbon Fossil Fuel Free l’assessore alle Attività produttive, Luigi Bertschy, che ricorda come «da qui al 2040 bisogna ridurre del 70% l’impatto dei gas alteranti», puntando principalmente sulla riduzione «dei consumi energetici, che rappresentano l’80% delle emissioni».

    Ricordato come la Regione stia lavorando al «Piano energetico industriale ambientale», in aggiornamento rispetto al 2014, dove era nato in una «comunità meno attenta di oggi», Bertschy individua quattro assi di lavoro: «efficienza energetica, fonti energetiche rinnovabili, reti e persone – dice -. Queste ultime sono le partite più nuove e richiedono reti efficienti per sviluppare al meglio investimenti in nuove possibilità di energia», ma anche un lavoro sulle comunità, per far passare il messaggio che «questi non sono freddi documenti analitici, ma un patrimonio comune».

    La sfida, poi, è anche quella di sviluppare una filiera produttiva legata «all’idrogeno verde, conservandolo e incentivandone l’utilizzo a partire dal trasporto pubblico», anche alla luce di una produzione idroelettrica di cui «teniamo per noi solo il 37%».

    Luigi Bertschy apre poi a una speranza.

    «Ci saranno tanti fondi, faremo la nostra parte, ma speriamo in un’uniformità della politica, affinché non si avvantaggino i paese con politiche meno responsabili».

    L’assessore alle Partecipate

    Ricorda il ruolo dell’acqua come «elemento essenziale della Valle d’Aosta» l’assessore alle Partecipate, Luciano Caveri, che riporta alla mente l’irrompere dell’idroelettrico come uno degli atout capaci di portare «la grande industria».

    Sottolineato come da sempre «l’idroelettrico è stato un salto a ostacoli per la nostra Regione», a cominciare dalla «nazionalizzazione» del secondo dopoguerra, per poi arrivare alla sfida attuale, che dopo «il reimpossessarsi delle nostre risorse», vede la scadenza delle concessioni «a forte rischio» a fronte dell’interesse di «grandi società» e fondi di investimento «intenzionati a «darsi una pittata di verde».

    «Ora dobbiamo decidere come muoverci di fronte a queste questioni giuridiche – conclude -. La garanzia maggiore arriva dalle norme di attuazione dello Statuto», ma la transizione energetica, in quanto «questione capitale», dovrà essere una battaglia «che non possiamo condurre da soli» e per questo servirà il ripristino di «strumenti di capacità politica a favore della montagna», che vedano anche il Trentino protagonista per «far capire l’importanza dell’idroelettrico».

    Il direttore generale

    Snocciola dati il neo direttore generale di Cva, Enrico De Girolamo, che evidenzia l’obiettivo dell’azienda: «gestire quanto ricevuto da Madre natura, con il dovere di lasciare ai cittadini un ambiente inalterato».

    Partendo da una produzione annua superiore a 3, 347 miliardi di kWh, che rappresentano il sostentamento per «oltre un milione di famiglie», ma è ben superiore al consumo regionale (900 milioni kWh), De Girolamo sottolinea una volta di più «l’importanza della sostenibilità», anche in ottica di «andare avanti con l’emissione di titoli azionari».

    Ricordato un bilancio di sostenibilità 2020, che parla di 473 milioni di euro di valore economico generato, il direttore generale evidenzia come a «inizio anno abbiamo definito le strategie, con un occhio alla scadenza delle concessioni delle centraline del 2029», ma anche a quella della concessione al distributore Deval, fissata per il «2030».

    Per fare questo, però, Cva ha dovuto sondare strade alternative, perché le «analisi di benchmark con aziende simili» hanno portato risultati “preoccupanti”, visto che la realtà rossonera investe «tra le sette e le nove volte in meno», perdendo (a causa dei vincoli della Legge Madia) «in competitività; è quasi come fare i 100 metri contro Usain Bolt con lo zaino sulle spalle».

    Ecco che quindi vengono stilate le priorità.

    Se il margine operativo lordo generato al 65% dall’idroelettrico «è una buona notizia, ma non in ottica 2029», il direttore generale individua sei priorità, che vanno dal «consolidamento della struttura operativa», passando per i progetti di «revamping», fino al rafforzamento del lavoro su «altre fonti rinnovabili».

    Anche qui, però, la Madia ci mette lo zampino, ed ecco la necessità di provvedere non all’acquisizione, ma alla progettazione e realizzazione di impianti in proprio, per aggiungere «444 MW di potenza installata, di cui 383 da impianti eolici e 61 da impianti fotovoltaici».

    Altro punto è «l’inserimento nel filone del Superbonus, che finora ha portato a lavorare su «2.800 alloggi», con 80 milioni di portafoglio e 3.000 tonnellate di Co2 risparmiate.

    A questo si aggiungono l’evoluzione nella «distribuzione elettrica», lo sviluppo di «un piano commerciale, sulla base dei clienti retail» e l’innovazione nei campi di «formazione» e «ricerca», al fine di creare «un centro di eccellenza in grado di attrarre i fondi del Pnrr» e di «lanciare progetti pilota» come per l’idrogeno verde, le comunità energetiche e sistemi di accumulo dell’energia e di pompaggio.

    Il tutto, come già detto più volte, si riassume in 617 milioni di euro di investimenti, che portino la produzione rinnovabile da 1.55 Gwh a 4 TWh, con un ulteriore risparmio di 397.000 tonnellate all’anno di Co2.

    Deval

    E la rivoluzione tecnologica riguarderà anche la distribuzione, come sottolinea il presidente di Deval, Giorgio Pession.

    Evidenziata la buona posizione della Valle in tema di punti di ricarica per le auto elettriche (329 punti sul totale di 19.324 in tutta Italia), Pession evidenzia come non si debba «dare per scontata la rete».

    Per questo Deval deve lavorare in ottica 2030.

    Il chiaro obiettivo, per il presidente, è «avere una rete più potente e capace per sostenere la transizione», ma anche una rete più «resiliente», capace di resistere ai cambiamenti climatici.

    Così molti tratti di linea saranno interrati e i contatori elettronici di prima generazione, a fine 2022, verranno sostituiti.

    Infine, un occhio di riguardo meriteranno la digitalizzazione «per rendere la rete in grado di stare dietro alla domanda» e la «cyber security – conclude Pession -. Dobbiamo tutelare servizio pubblico e cittadini, come dimostra l’attaccano in Ucraina del 2015».

    (alessandro bianchet)

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