Relazione DIA, confermate «le mire espansionistiche dei gruppi mafiosi in Valle d’Aosta»
Delle 530 pagine che compongono il dossier dell'antimafia consegnato al Parlamento, quattro sono dedicate alla regione alpina
«Da tempo si ha contezza di quanto il territorio valdostano rientri fra le aree di interesse per mire espansionistiche dei gruppi mafiosi, sempre protesi a inserirsi nei mercati leciti al fine di riciclare e reinvestire gli ingenti capitali illeciti a disposizione». E’ quanto si legge nella Relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre del 2020 e pubblicata mercoledì 22 settembre.
Delle 530 pagine che compongono il dossier consegnato al Parlamento, quattro sono dedicate alla Valle d’Aosta.
Le inchieste
Nel documento, il ministro dell’Interno ricorda come «dopo l’evidente allarme rilevato da alcune importanti inchieste degli ultimi anni è intervenuto lo scioglimento del Consiglio comunale di Saint-Pierre», disposto il 10 febbraio 2020, «sulla base degli esiti della complessa inchiesta Geenna, conclusa il 23 gennaio 2019 dai Carabinieri». Il relativo processo – al momento definito da due sentenze della Corte d’appello di Torino (qui il verdetto dell’abbreviato e qui quello dell’ordinario) – ha certificato l’esistenza di un Locale di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta e riconducibile alla cosca di San Luca, Nirta-Scalzone.
La relazione evidenzia poi come «all’indagine Geenna» della DDA di Torino «risulta strettamente connessa “Altanum” (della Distrettuale di Reggio Calabria ndr) conclusa nel luglio 2019 con l’arresto di 13 soggetti (3 dei quali in Valle d’Aosta) affiliati alla cosca dei Facchineri e al Locale di San Giorgio Morgeto». Le indagini, ricorda il ministro, «documentavano le tensioni insorte nel 2011 tra le due compagini» a causa «di un’ingerenza dei sangiorgesi in un tentativo di estorsione condotto dai Facchineri in danno di due imprenditori operanti in Valle d’Aosta»; il riferimento è alla vicenda già finita nell’inchiesta Tempus Venit. Mentre il dibattimento è ancora in corso, in abbreviato il gup di Reggio Calabria ha condannato tre imputati per associazione mafiosa.
Sempre riguardo alla potente cosca dei Facchineri, la DIA evidenzia come «la presenza» della cosca «in Valle d’Aosta era emersa anche inchieste più datate, quale, ad esempio, la “storica” Minotauro della DDA torinese del 2011, che dava conto dell’operatività delle cosche Iamonte e Nirta pur non confermando giudiziariamente la presenza di un Locale valdostano».
I campanelli d’allarme
Secondo l’antimafia, comunque, pur in presenza di episodi di traffico e spaccio di stupefacenti a opera di cittadini stranieri (in collaborazione con soggetti “locali”), nel territorio valdostano non si ha «attualmente contezza di presenza strutturate riferibili ad altre matrici» criminali.
Tuttavia, «appare opportuno evidenziare i riscontri dell’operazione conclusa nel luglio 2020 nei confronti di esponenti apicali del clan beneventano Panella». L’inchiesta, ricorda il dossier, ha acceso i fari «sull’uso di raffinati meccanismi di interposizione fittizia di persone che hanno permesso al capoclan di creare realtà imprenditoriali facenti capo a soggetti compiacenti (in genere della stessa cerchia familiare) al fine di sottrarre il patrimonio a possibili azioni giudiziarie».
Infine, la relazione richiama «il provvedimento interdittivo emesso a novembre dal questore di Aosta nei confronti di una ditta di costruzioni e ristrutturazioni che aveva solo fittiziamente trasferito la sede legale da Napoli ad Aosta nel giugno 2018. Gli approfondimenti sulla società in questione hanno fatto emergere una gestione aziendale prettamente a carattere familiare con soci legati (anche da vincoli parentali) ai clan napoletani Contini e Sibillo».
Situazione economica
Per quanto riguarda la situazione economica – riferita sempre al secondo semestre 2020 -, la DIA scrive: «Dopo la grave contrazione economica del primo semestre 2020, il rapporto della Banca d’Italia pubblicato il 17 novembre 2020 “Economie regionali- L’economia della Valle d’Aosta” ha evidenziato per il territorio regionale un graduale miglioramento grazie anche al recupero del movimento turistico dei mesi estivi, seppur contenuto per ciò che concerne il flusso dall’estero».
Anche il settore industriale e delle costruzioni «ha fatto segnalare un incremento delle attività produttive, sebbene le criticità relative alle dinamiche occupazionali del primo periodo del 2020 abbiano inciso fortemente sulle condizioni economiche delle famiglie, sui consumi e sui meccanismi del credito».
Secondo l’antimafia «tale situazione emergenziale ha imposto un innalzamento della soglia di attenzione da parte delle istituzioni valdostane al fine di intercettare o prevenire la specifica attitudine della criminalità organizzata di porsi quale possibile alternativa allo Stato a “beneficio” del cittadino e del comparto impresa nel soddisfare i soggetti economici in sofferenza e alla ricerca di credito».
Peraltro, prosegue la relazione, «anche per la Valle d’Aosta importanti elementi di valutazione promanano dall’analisi dei dati pubblicati dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata».
Allo stato attuale, in Valle sono in corso le procedure per la gestione di 24 immobili confiscati, mentre altri 7 sono già stati destinati. Sono altresì in atto le procedure per la gestione di una azienda. Immobili con relative pertinenze, terreni e imprese edili rappresentano le prevalenti tipologie di beni sottratti alle mafie in Valle d’Aosta.
(f.d.)