Stop Cime Bianche, Adu: «Ma quale attacco, l’autonomia non è proprietà privata»
Dice Adu: «Continuare a scambiare i parlamentari eletti in Valle d’Aosta per ambasciatori o lobbisti della petite patrie è vergognoso»
Stop Cime Bianche, Adu: «Ma quale attacco, l’autonomia non è proprietà privata». Il movimento Ambiente diritti uguaglianza sale sul ring dello scontro tra il Consiglio Valle e la deputata del M5S Elisa Tripodi che ha chiesto allo Stato di fermare il progetto intervallivo Cime Bianche e si schiera in difesa della parlamentare.
Il j’accuse
Va all’attacco Adu: «Continuare a scambiare i parlamentari eletti in Valle d’Aosta per ambasciatori o lobbisti della petite patrie è vergognoso, oltreché sintomo di profonda ignoranza della Costituzione stessa: all’articolo 67 è chiaramente precisato che Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. I deputati e i senatori non sono dunque i rappresentanti dei territori».
Prosegue la nota: «L’oggetto del clima iperteso in Consiglio regionale è, ancora, il collegamento intervallivo di Cime Bianche. La deputata Tripodi e l’europarlamentare Beghin hanno fatto il loro lavoro: presentare interrogazioni sulle problematiche irrisolte. Siccome, però, hanno osato “richiedere la revoca in autotutela della procedura di affidamento dello studio preliminare alla valutazione di fattibilità per il collegamento intervallivo del vallone delle Cime Bianche perché apparirebbe in palese contrasto con la normativa europea e italiana a tutela dell’ambiente e delle zone protette”, apriti cielo!»
Consiglio regionale interrotto, riunioni nelle segrete stanze e interventi imbarazzati, da parte di chi deve smentire il proprio impegno con gli elettori (consigliere Crétier), e furiosi (consigliere Marguerettaz) per fantomatici attacchi all’autonomia, ai valdostani, al turismo…
Fantapolitica
L’affondo di Adu: «La chiosa dell’assessore Bertschy poi supera la fantapolitica: la deputata ha addirittura agito “in rappresentanza di un’idea politica, non di un mandato popolare” e “non credo sia opportuno sollecitare l’intervento della procura, della procura contabile, del governo o della Commissione europea. Bisognerebbe agire a livello politico perché le comunità locali possano discutere nel merito di questo progetto”. Qui mancano proprio i fondamentali: il vallone di Cime Bianche è patrimonio collettivo, ci sono leggi nazionali e europee che lo tutelano, non è proprietà di nessuno, tantomeno della comunità locale e dei soli valdostani. L’autonomia considerata come diritto di fare quello che si vuole in casa propria in spregio a qualsiasi legge è semplicemente scandalosa. È giunta l’ora di smetterla».
(re.aostanews.it)