Omicidio Giuseppe Nirta, a processo la compagna: chiesta una condanna a 24 anni
Ucciso in Spagna nel 2017, era il fratello di Bruno, presunto boss del Locale di 'ndrangheta attivo in Valle d'Aosta
Non si tratterebbe di un omicidio maturato in ambienti legati alla criminalità organizzata. Secondo gli inquirenti spagnoli, a uccidere Giuseppe Nirta sarebbe stata la sua compagna, Cristina Elena Toma.
Dopo anni di indagini, sviluppate soprattutto in ambienti criminali, la Procura spagnola ha deciso di portare alla sbarra la donna, invocando nei suoi confronti una condanna a 24 anni di carcere. Il processo (in Spagna) prenderà il via il 25 aprile prossimo ed è già stata fissata una seconda udienza per il 3 maggio.
Chi era
Giuseppe Nirta, originario di San Luca (Calabria) e fratello di Bruno – il presunto boss condannato in appello come capo del Locale di ‘ndrangheta attivo in Valle d’Aosta -, era stato ucciso a 52 anni nel giugno 2017 a Murcia (Spagna). Freddato mentre rientrava in casa.
Il suo nome, oltre ad essere già comparso nella maxi inchiesta Minotauro sulla ‘ndrangheta in Piemonte, era stato iscritto dai pm della DDA di Torino nel registro degli indagati nell’ambito di Geenna.
La ricostruzione
Come riportano vari quotidiani online spagnoli, secondo la ricostruzione della Guardia civil la sera dell’omicidio Giuseppe Nirta e la compagna stava tornando a casa a bordo di un’Alfa Romeo 147.
Arrivati a destinazione, Cristina Elena Toma avrebbe ucciso Nirta con sette colpi di pistola.
A incastrare la donna – sempre per l’accusa -, il fatto che sui vestiti che indossava quel giorno sono state trovate tracce di polvere da sparo.
Una ricostruzione respinta da Toma. Secondo il racconto dell’imputata, mentre lei e il compagno stavano rientrando a casa in auto, uno sconosciuto si sarebbe avvicinato al veicolo e avrebbe aperto il fuoco. Nirta sarebbe stato subito raggiunto da diversi colpi di pistola, mentre lei sarebbe riuscita a mettersi in salvo.
(f.d.)