Minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale: sospeso il processo a Sara Cunial
Il processo a carico della deputata Sara Cunial è stato sospeso dal giudice monocratico Marco Tornatore in attesa che la Camera si esprima in merito all’applicazione dell’articolo 68 della Costituzione italiana. La norma stabilisce che «senza autorizzazione della Camere alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale».
La decisione
La decisione del Tribunale è arrivata dopo un’eccezione presentata in aula martedì 7 giugno dall’avvocato Edoardo Polacco, difensore dell’onorevole accusata di rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale, oltraggio e minaccia a pubblico ufficiale.
Dopo circa mezz’ora di camera di consiglio, Tornatore ha deciso di respingere l’eccezione ma, essendo tenuto per legge, il giudice ha disposto la trasmissione degli atti affinché la Camera valuti la richiesta di autorizzazione a procedere.
La vicenda
Secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Aosta (pm Francesco Pizzato), nell’aprile 2021, in occasione di una manifestazione contro la Dad in piazza Chanoux (Aosta), avrebbe inveito contro un finanziere che le aveva chiesto di fornire le generalità. Non solo: sempre per l’accusa, la deputata avrebbe anche minacciato il militare. «Se torni per far chiudere il bar» davanti al quale Cunial stava bevendo una bibite con altre persone (la Valle d’Aosta era in zona rossa all’epoca), «ti rovino», avrebbe affermato l’onorevole.
L’udienza
Nel corso dell’udienza di martedì, comunque, sono stati sentiti quattro testimoni. I primi a prendere la parola sono stati due uomini della Digos della Questura di Aosta; entrambi hanno affermato di aver visto Cunial strappare di mano al finanziere il proprio tesserino da parlamentare, riferendo poi che la deputata avrebbe parlato di «provvedimenti» qualora i finanzieri avessero sanzionato il bar.
Gli altri due testi, invece, (un relatore e una partecipante alla manifestazione contro la Dad) hanno raccontato di aver visto l’imputata ricevere indietro il tesserino dal militare, negando di aver sentito minacce.
(f.d.)
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