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  • Capitale italiana della Cultura: Pesaro tira la volata ad Aosta
    Matteo Ricci, Gianni Nuti e Samuele Tedesco
    comuni, CULTURA & SPETTACOLI
    di Alessandro Bianchet  
    il 09/07/2022

    Capitale italiana della Cultura: Pesaro tira la volata ad Aosta

    Il sindaco della Capitale della Cultura 2024, Matteo Ricci, nel capoluogo per dispensare consigli e best practice. In arrivo anche un protocollo d'intesa e l'adesione di Aosta al progetto Comune adotta Comune, per aiutare le realtà ucraine colpite dalla guerra

    Capitale italiana della cultura 2025, Pesaro lancia la volata ad Aosta. Si può riassumere così l’incontro di sabato mattina, dove il sindaco Gianni Nuti e l’assessore alla Cultura, Samuele Tedesco, hanno intavolato una chiacchierata a dir poco proficua con Matteo Ricci, sindaco di quella Pesaro che non più tardi di marzo si è aggiudicata il “brand” di Città italiana della Cultura 2024.

    E questa collaborazione, al di là delle parole, degli utili suggerimenti e degli esempi forniti, si concretizzerà da subito con due atti.

    Il primo è la stesura di un protocollo d’intesa tra «città che puntano sulla cultura», pensato nell’ottica di rafforzare quella rete di piccole realtà che devono costituire «l’ossatura» per il futuro boom turistico italiano.

    Il secondo è legato molto più all’attualità e riguarda l’adesione di Aosta al progetto nazionale “Comune adotta Comune”, spinto propria da Pesaro in collaborazione con il Ministero degli Esteri, per stringere rapporti con le realtà ucraine colpite dalla guerra e che ha visto la località marchigiana orientare la propria scelta su Kharkiv, realtà con cui condivide il ruolo di Città della Musica Unesco.

    L’incontro

    Insomma, c’è stata tanta carne al fuoco nel primo atto ufficiale che porterà alla presentazione della candidatura di Aosta a Capitale italiana della Cultura 2025, iniziativa nata dall’ordine del giorno presentato dalla consigliera di Renaissance, Roberta Carla Balbis e approvato dall’intero Consiglio.

    La certezza deve essere una sola, espressa proprio dal primo cittadino pesarese: «Se giochi alla grande, anche se non vinci devi aver lasciato il segno».

    Il sindaco di Pesaro

    E proprio Matteo Ricci ha provato a raccontare l’esperienza della propria città, incentrata sulla condivisione con il territorio, le aziende e tutta la macchina amministrativa e partita all’insegna della diffidenza.

    Intanto, la scelta di salire ad Aosta è stata dettata dal fatto che «ho colto in Gianni (Nuti ndr.) una visione ed è per questo che bisogna provarci – ha detto -. Non è una candidatura spot, ma sottende la visione della città futura, da costruire su cultura e bellezza».

    La visione del futuro

    La candidatura di Pesaro è nata sostanzialmente «otto anni fa» spiega Ricci, approdato alla fusciacca in una città «più povera e con meno lavoro» rispetto ai ruggenti anni ’60-’70 «in cui l’economia era fondata su manifattura e intraprendenza artigiana» e dove il turismo rappresentava solo «l’8% del Pil», senza essere considerato una necessità.

    Non esisteva una classe imprenditoriale turistica «e da qui siamo partiti – ricostruisce Matteo Ricci -. Volevamo ristrutturare la città, legandola al turismo almeno per il 15%» e ponendo poche, semplici, regole.

    «La prima è che chi non comunica non esiste» ha spiegato ancora il sindaco pesarese, mentre l’altra è che chi «vuole comunicare tutto non comunica niente».

    Da lì è partita una vera e propria task-force comunicativa, incentrata sul ruolo di Città della musica e, soprattutto, Città di Rossini. La scelta ha portato i frutti, facendo scoccare definitivamente la scintilla nel 2017, con il riconoscimento di Città della Musica Unesco.

    «C’era diffidenza – ricorda ancora Ricci -, ma a questo punto si è affievolita, le cose sono cambiate e imprenditori, albergatori e città si sono fatti coinvolgere».

    Il primo passo concreto è stato però un altro, all’insegna della coerenza.

    «Ho liberato dalle auto tutti i luoghi culturalmente significativi – ha rivelato Ricci -. Puntavo su bellezza e cultura per il futuro della città, non potevo fare altrimenti».

    Le altre unicità

    Ok la musica, ma Pesaro ha poi puntato forte sul ruolo di “Città della bicicletta”, con i suoi 100 chilometri di “bicipolitana” e, ovviamente, sulla storia dei motori, fondamentale nel triangolo Pesaro-Misano-Tavullia, che va da Benelli a Valentino Rossi.

    Il dossier

    La vittoria, però, ha ammonito il sindaco di Pesaro «non arriva per ciò che si è stati, ma per ciò che si propone» e questo non deve essere in alcun modo un «progetto non sostenibile», ma nemmeno «furbo, in cui il Comune non mette nemmeno un soldo».

    La cittadina marchigiana ha puntato il dossier sul binomio “Natura della cultura”, che secondo Matteo Ricci trova «tratti comuni» con Aosta e sul «progetto vincente di “Città orchestra”», dove tutti devono «suonare la musica della rinascita e sentirsi protagonisti».

    Il documento, poi, «deve essere realizzato da professionisti che abbiano la capacità di raccontarlo», così da consentire di arrivare a giocarsi il tutto per tutto nell’audizione, dove «noi – evidenzia Matteo Ricci – abbiamo vinto», creando una sorta di spettacolo, introdotto da testimonial del calibro, anche, di Liliana Segre e Valentino Rossi.

    Il tutto, con un pizzico di adesione alla realtà.

    «Il dossier va contestualizzato – spiega ancora il sindaco pesarese -. Non potevamo non parlare di guerra a marzo». E questo è stato fatto dedicando candidatura e vittoria all’ucraina Kharkiv, con la quale nascerà una collaborazione anche nell’ambito del progetto “Comune adotta Comune”.

    Valorizzare il brand

    Il tutto, però, ruota intorno alla «valorizzazione del brand, che in sé vale veramente poco» ha sottolineato Matteo Ricci, perché nella storia ci sono state candidature sfruttate alla grande, leggi Matera, e altre meno, come quella di Pistoia «di cui nessuno si ricorda».

    E questo è un tratto fondamentale, soprattutto per il futuro.

    «Il turismo sta ripartendo forte, ma le grandi città sono già in overbooking – ha spiegato ancora -. La sfida è costruire un marketing territoriale per far sì che città come Pesaro e Aosta siano inserite nelle rete delle città medie che attirino i turisti per la loro bellezza tutta italiana».

    Il coinvolgimento

    Per fare tutto ciò, però, è fondamentale il coinvolgimento di tutta la Regione.

    Dagli imprenditori, «che possono abbinare il brand per aumentare la competitività», alla macchina amministrativa, che deve vedere i dipendenti pubblici «orgogliosi di partecipare al futuro della propria città», fino ad arrivare ovviamente agli altri comuni e alla Regione.

    «La Regione deve convincersi di mandare avanti il progetto anche in caso di mancata vittoria – ha continuato Ricci, rispondendo all’assessore regionale alla Cultura, Jean-Pierre Guichardaz -, ma soprattutto deve pensare alla promozione, visto che ha i soldi. Il marketing territoriale e il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse spetta invece al Comune».

    Il protocollo

    Il sindaco di Pesaro ha poi approfittato dell’occasione per «costruire un protocollo d’intesa con città che puntano sulla cultura – ha concluso -. Dopo Matera, lo stringeremo con Procida e ci impegniamo a farlo con Aosta», puntando sulla realizzazione di eventi “incrociati” almeno una volta all’anno.

    «Se vogliamo costruire una rete delle città medie della cultura, dobbiamo lavorare insieme».

    Il sindaco di Aosta

    Il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, ha raccolto ovviamente la suggestione del protocollo d’intesa e ha annunciato l’adesione la progetto “Comune adotta Comune”, senza dimenticare di tracciare le linee guida della candidatura aostana.

    «Dobbiamo fare un lavoro corale, partecipato a tutti i livelli – ha spiegato Nuti -. Dobbiamo costruire una candidatura basata sulla costruzione di una città differente, che veda la cultura come nodo fondamentale».

    Ecco quindi che Aosta partirà, ovviamente, dal suo legame con la Cogne Acciai Speciali, dalla valorizzazione dello storico Quartiere dell’acciaieria, dalla rivoluzione urbanistica, che entro il 2025 porterà alla «pedonalizzazione dell’Aosta Romana» e dal concetto del «fuoco che ha forgiato la città».

    In gioco, però, entrerà anche la pietra, visto l’orientamento di «Aosta verso il solstizio» e visto soprattutto il ricorrere, proprio nel 2025, del 2050° anniversario dalla nascita.

    Aosta, poi, userà il dittongo ae nel simbolo per esprimere vari concetti.

    Da quello di pluralità, passando per quello di città «in continua evoluzione» e in grado di essere «sorprendente ogni volta», anche per i propri cittadini.

    Il capoluogo aostano metterà in evidenza anche il concetto di “Cura della sfida”, perché da sempre «città che si prende cura dei propri cittadini», secondo un agire tipico dei luoghi di montagna.

    Montagna che, appunto, rappresenta anche «la sfida alle avversità» della terra, con la quale si può instaurare anche un «rapporto carnale e fisico», oppure spirituale, per andare con la figura di Sant’Anselmo.

    Il tutto, ovviamente, cercando di far capire la portata dell’impresa.

    «Dobbiamo far comprendere che la cultura è fervida anche dal punto di vista economico – dice strizzando l’occhio alla Regione e in particolare all’assessore Jean-Pierre Guichardaz -. Speriamo che associazioni ed enti colgano l’occasione per fare squadra».

    (alessandro bianchet)

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