Cgil, Landini su Giovani e Lavoro: «Nessuno da grande vuole fare il precario»
Tavolta rotonda su Giovani e lavoro. Quali prospettive in Valle d'Aosta, lunedì ad Aosta. Monica Pirovano: «In Cogne la più precaria sono io. Costo del lavoro in Italia troppo alto, servono ragionamenti»
«Non ho mai trovato nessuno che alla domanda “Che cosa vuoi fare da grande” ti risponde il precario”. A dirlo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ad Aosta per una tavola rotonda organizzata dalla segreteria locale del sindacato, sul tema “Giovani e lavoro. Quali prospettive in Valle d’Aosta”, andata in scena lunedì 10 luglio.
L’obiettivo della tavola rotonda
Chiaro l’obiettivo della tavola rotonda.
«Vogliamo cercare di vedere se c’è un punto di collegamento tra la scuola e il mondo del lavoro – ha sottolineato la segretaria della Cgil Valle d’Aosta, Vilma Gaillard -. Troppo spesso, infatti, sentiamo i datori di lavoro dire che molti giovani non hanno le competenze e la formazione adeguata».
Secondo Gaillard, infatti, «la scuola ha il compito fondamentale di istruire un giovane, di prepararlo al mondo del lavoro, ma deve anche prepararlo alla vita».
Ma al giorno d’oggi deve anche insegnare la flessibilità.
«Il mondo del lavoro è in continua evoluzione – ha continuato Gaillard -. I giovani devono sapere che per tutta la vita dovranno formarsi continuamente. Per questo devono essere indirizzati già dalla scuola ad avere una mente aperta ai cambiamenti in atto».
Gli investimenti sono poi fondamentali.
«Occorrono corretti investimenti – ha spiegato ancora la segretaria della Cgil -. I tagli fatti con la legge Gelmini al sistema dei laboratori hanno avuto conseguenze negative sulla preparazione dei giovani. La sola alternanza scuola lavoro non basta: in particolar modo negli istituti professionali, a fianco della teoria i ragazzi devono poter mettere in pratica ciò che imparano in aula».
Sala gremita per la tavola rotonda
I giovani e il lavoro
Ma i giovani hanno voglia di lavorare? Questa la domanda di fondo al centro del dibattito.
Secondo Fabrizio Graziola, segretario generale della Fiom Valle d’Aosta, «viviamo in una società che non riesce a insegnare ai giovani la cultura del lavoro – ha evidenziato -. La formazione continua è necessaria perché le macchine si evolvono in continuazione. La scuola da sola non può fare tutto. La formazione deve avvenire anche all’interno del luogo di lavoro».
Per Oliviero Gobbi, amministratore unico della Grivel, «ai giovani spesso manca la curiosità, che è ingrediente fondamentale per essere motivati sul lavoro. La scuola deve insegnare anche questo».
Anche i docenti devono essere preparati alla nuova società che si sta formando, evidenziano all’unisono Maurizio Rosina, dell’Ufficio Supporto Autonomia Scolastica, e Mauro Patrucco, amministratore delegato Tecnomec.
Perché solo così «possono poi trasmettere ai propri alunni in una stretta collaborazione tra scuola e industrie», auspicata anche dall’assessore alla Pubblica istruzione Jean-Pierre Guichardaz.
Landini: «La base è la lotta alla precarietà»
«Io non ho mai trovato nessuno che alla domanda “che cosa vuoi fare da grande” ti risponda il precario. Questo è il problema» ha rintuzzato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, chiudendo la tavola rotonda.
«Ci si lamenta spesso della mancanza di personale, ma non si dice mai che noi siamo il paese che ha ogni anno 120 mila giovani che se ne vanno via per trovare condizioni lavorative migliori» ha continuato Landini, auspicando poi che ci siano «assunzioni stabili e che si superi la logica dell’appalto e del sub appalto. Questi processi sono quelli che stanno indebolendo le nuove generazioni».
Altro problema è la fascia di età in cui si fa formazione.
«Noi facciamo studiare le persone in una certa fascia di età, che si conclude di solito con un diploma o una laurea – ha evidenziato il segretario della Cgil -. Questo schema, però, non è più sufficiente. Il tema è che la formazione deve diventare un elemento strutturale anche all’interno del mondo del lavoro».
Il diritto alla formazione, infatti, per Landini «deve essere un diritto di ogni lavoratore, anche per affrontare il cambiamento del sistema di produzione in atto – ha spiegato ancora -. Il diritto alla formazione, la costruzione di una capacità critica e la spinta alla curiosità devono essere i temi centrali per cambiare i modelli e le contraddizioni che ci sono oggi nel mondo del lavoro».
I relatori
Tanti altri relatori sono intervenuti alla tavola rotonda.
Sul tema, infatti, si sono espressi anche Daniele Checchi dell’Università degli Studi di Milano, Patrizio Aloisio, docente dell’I.S. di istruzione tecnica e professionale “Manzetti” di Aosta, Monica Pirovano, direttore generale della Cogne Acciai Speciali, Simona D’Agostino, segretaria generale Flc Cgil Valle d’Aosta e l’assessore alle Politiche del lavoro, Luigi Bertschy.
Pirovano: «Sono io la più precaria in Cogne»
E proprio Monica Pirovano ha portato un punto di vista diverso.
«In Cogne la più precaria sono io – ha esclamato -, perché i miei lavoratori hanno dei diritti e un contratto che li tutela; io, se l’azionista di maggioranza domani mi vuole mandare a casa, lo può fare. Alla fine i punti di vista sul precariato possono anche essere molto diversi».
E ha concluso.
«È vero che molti studenti vanno all’estero a lavorare, è vero che forse le aziende italiane non riescono a pagarli abbastanza e all’estero li pagano di più, ma noi in Italia abbiamo il problema atavico del cuneo fiscale – ha concluso Pirovano -; il costo del lavoro delle aziende in Italia è decisamente non confrontabile con l’estero. Nel mondo competiamo con indiani e cinesi, il loro costo del lavoro è bassissimo, per le italiane è difficile poter competere. Ragionamenti ad alto livello devono essere fatti».
(si. ca.)