Packaging alimentare, in Italia il 60% è ancora in plastica
Roma, 9 giu. (askanews) – In Italia il 60% del packaging alimentare è ancora in plastica e oggi l’industria agroalimentare italiana si confronta con due sfide cruciali: ridurre l’uso di plastica negli imballaggi e prolungare la shelf-life dei prodotti freschi per contenere gli sprechi. Secondo il Conai, nel 2023 l’Italia ha riciclato il 75,3% dei rifiuti di imballaggio, ma la plastica rappresenta ancora una quota significativa dei materiali utilizzati.
Tra le filiere più esposte, quella ortofrutticola è particolarmente vulnerabile a inefficienze logistiche, deperibilità dei prodotti e scarsità di soluzioni conservative efficaci. Solo nel nostro Paese, infatti, nel 2024 lo spreco alimentare è aumentato del 45,6% rispetto all’anno precedente, con una stima complessiva di filiera che raggiunge i 14,1 miliardi di euro, di cui il 28,5% avviene nelle fasi di commercializzazione del cibo.
FoodSeed, il programma di accelerazione AgriFoodtech promosso da CDP Venture Capital SGR, con il supporto di Fondazione Cariverona, UniCredit e Eatable Adventures, tra i principali acceleratori FoodTech a livello globale, sostiene tre startup italiane – Mama Science, Alkelux e AgreeNET – impegnate a trasformare le sfide del packaging e della shelf life dei prodotti in soluzioni concrete, scalabili e a basso impatto ambientale.
Mama Science, con sede a Bologna, ha sviluppato una linea di coating e film biodegradabili realizzati interamente da materie prime vegetali. I materiali, ottenuti con processi ispirati a quelli che avvengono in natura, replicano le proprietà della plastica senza gli effetti dannosi sull’ambiente.
Dalla Sardegna arriva invece la proposta di Alkelux, che ha messo a punto un additivo antimicrobico naturale derivato dagli scarti della liquirizia. La polvere, facilmente integrabile nei materiali di confezionamento senza modificare le linee produttive esistenti, ha già mostrato risultati significativi nel prolungamento della conservazione di frutta fresca come le fragole.
Infine, AgreeNET, startup specializzata in tecnologie bioattive, ha ideato un POD biodegradabile da inserire direttamente nelle confezioni. Il dispositivo, grazie alle sostanze naturali che emette è in grado di allungare la shelf life dei prodotti anche di 20 giorni offrendo un vantaggio competitivo concreto per chi esporta.