Confindustria Veneto Est: dazi Usa al 30% sono insostenibili
Padova, 14 lug. (askanews) – Consolidare la presenza nei Paesi già serviti e, al contempo, diversificare i mercati di sbocco. Per più di sei aziende su dieci del Veneto orientale (63,4%), otto su dieci tra quelle a media intensità di export, è questa la strategia chiave da adottare nel prossimo biennio, alla luce di incertezza e dazi che colpiscono fiducia ed export. Uno scenario già complesso, aggravato dal conflitto in Medio Oriente, che oltre agli effetti su costo dell’energia (in risalita) e svalutazione del dollaro, che sommata a dazi Usa al 30% porterebbe la barriera totale all’export sopra il 40%, rende incerto il boom di vendite made in Veneto in aree emergenti come il Golfo.
È quanto rileva un’analisi di Confindustria Veneto Est che mostra una fotografia aggiornata del commercio estero delle imprese del Veneto orientale. Una diversificazione che guarda a nuovi mercati strategici, per fronteggiare le incertezze geopolitiche e la debolezza di storici partner commerciali. E che molte aziende hanno anticipato, ben prima dell’insediamento del secondo Trump, ampliando gli orizzonti internazionali verso geografie ad alto potenziale.
Pur mantenendo un solido ancoraggio al mercato Ue a 27 (60,2% del totale) e agli Stati Uniti, primo sbocco di riferimento extra-Ue che assorbe circa il 9% dell’export (3,3 miliardi, con un surplus di 2,2), nel 2024, tra i primi mercati per crescita percentuale delle esportazioni, vi sono Emirati Arabi Uniti (+33,2%), Arabia Saudita (+20,1%), Israele (+11,4%), Brasile (+12%), Messico (+6,8%), Algeria (+9,8%), Libia (+22,8%).
Il neo-protezionismo crea incertezza e instabilità e questo incide sull’economia, anche per un tessuto produttivo come quello del nostro territorio capace di reagire, di diversificare i prodotti e i mercati pur in un contesto globale complesso – dichiara Paola Carron, Presidente di Confindustria Veneto Est -. Se dazi al 10% sarebbero difficilmente sostenibili per molti comparti, quelli al 30% dal primo agosto sarebbero insostenibili per tutti, anche perché dobbiamo tenere conto della svalutazione del dollaro (tra il 12 e il 14%). L’impatto reale sarebbe sopra il 40%, una follia. Temiamo contraccolpi pesanti sull’export che genera circa metà del Pil del Veneto».