Traforo del Monte Bianco, allarme di Anisa e sindacati: a rischio 83 lavoratori e sicurezza
Associazione e sigle sindacali chiedono chiarezza sul nuovo appalto del Geie relativo a servizi antincendio e primo soccorso all'interno dell'infrastruttura transfrontaliera
Traforo del Monte Bianco, preoccupazione di Anisa e sindacati, che vedono a rischio 83 posti di lavoro e la sicurezza.
Questo l’allarme lanciato da Anisa (Associazione Nazionale Imprese Sorveglianza Antincendio) con Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti, Confsal e Savt alla luce della nuova gara del Geie per i servizi antincendio e primo soccorso nel Traforo del Monte Bianco.
Traforo del Monte Bianco: l’allarme di Anisa e sindacati
In un lungo comunicato, Anisa e sigle sindacali esprimono profonda preoccupazione per la gara riguardante i servizi antincendio e primo soccorso del Traforo del Monte Bianco.
Secondo la denuncia, la nuova gara dovrebbe essere regolata dal diritto francese, con tutta una serie di «criticità che questo comporta per la tutela dei lavoratori italiani e la continuità del servizio».
Anisa e sindacati, infatti, ritengono che gli atti di gara «rischiano di non risultare coerenti con la complessa realtà operativa che caratterizza il servizio – si legge nel comunicato -. Da un lato, i lavori di manutenzione straordinaria sulle volte del Traforo, che potrebbero comportare chiusure totali o parziali dell’infrastruttura per un periodo compreso tra i 3 e i 15 anni, creano uno scenario di forte incertezza operativa. Dall’altro, emerge con evidenza che non si starebbero considerando adeguatamente gli effettivi costi del lavoro e le criticità correlate alla gestione della forza lavoro impiegata dal nuovo appaltatore».
Ma ci sarebbe di più.
Secondo le sigle, infatti, in materia di costi sostenuti, «non si starebbe tenendo conto né delle possibili aperture e chiusure del Traforo a singhiozzo, né degli incrementi di costo del lavoro derivanti da piani di employee retention già maturati e in corso di futura maturazione, da accordi di secondo livello e dal futuro rinnovo del contratto nazionale di Sorveglianza Antincendio».
Traforo del Monte Bianco: «Rischio riduzione organico fino al 50%»
Da questo, sindacati e Anisa ricavano un pesante timore.
«L’assenza di chiarezza sulle criticità nella gestione della forza lavoro rischia di determinare uno scenario estremamente critico – continuano -. La stima di una possibile riduzione di organico fino al 40-50% significherebbe lasciare senza lavoro fino a 40 degli 83 addetti altamente specializzati attualmente impiegati, con un impatto sociale devastante».
E questo colpirebbe lavoratori che «rappresentano un “unicum” nel panorama europeo della sicurezza in ambito tunnel – si legge ancora nella nota -. Hanno maturato oltre vent’anni di esperienza specifica e garantiscono la sicurezza dell’infrastruttura 365 giorni l’anno».
Traforo del Monte Bianco: le richieste di Anisa e sindacati
Da qui la lunga lista di richieste da parte di Anisa e sindacati.
Oltre alla chiarezza sulla procedura di gara, gli interessati chiedono documenti che «rappresentino l’attuale assetto organizzativo e il personale complessivamente impiegato, oltre all’effettivo costo del lavoro», nonché un appalto che consenta «proposte innovative, rendendo ammissibili elementi di valutazione delle offerte che valorizzino l’impegno degli operatori economici, italiani ed europei, ad attuare misure organizzative dirette a migliorare la sicurezza dell’infrastruttura e a gestire in modo concreto ed efficace l’impatto economico-sociale derivante dalla diminuzione delle esigenze operative di personale nella commessa».
Inoltre, Anisa e sindacati chiedono «la tutela effettiva dell’occupazione», con clausole sociali chiare che «garantiscano l’integrale riassorbimento del personale e il mantenimento del trattamento economico-normativo meritatamente oggi goduto».
Oltre a strumenti di accompagnamento alla transizione, ecco anche la richiesta di assicurare «equità concorrenziale tra tutti i partecipanti alla gara, evitando che gli oneri sociali ricadano solo sugli operatori italiani e che si producano distorsioni di mercato».
Da qui, l’ulteriore richiesta di un confronto con l’attuale appaltatore e il «coinvolgimento stabile delle istituzioni, a partire da Regione e Ministero del Lavoro, per monitorare l’evoluzione dei lavori, presidiare gli effetti occupazionali e governare con la dovuta sicurezza la fase di transizione».
(al.bi.)
