Coronavirus, camici per l’Usl dallo stilista Porliod e Ideart
L’USL chiama, la Valle d’Aosta risponde.
Non è rimasto inascoltato l’appello lanciato ieri, sabato 21 marzo, dall’USL della Valle d’Aosta. «Mancano i camici – aveva comunicato il direttore sanitario Pier Eugenio Nebiolo -, se qualcuno è disponibile a costruirli da qualche parte noi siamo interessati a prenderli».
Oltre ai camici, a mancare erano anche le mascherine di protezione.
In poche ore, in molti hanno cominciato a muoversi per aiutare l’USL a fornire i dispositivi di protezione necessari per garantire la sicurezza di medici ed operatori sanitari.
Ecco i camici
Sul fronte camici, il primo a muoversi è stato lo stilista di Nus Fabio Porliod che ieri, sulla propria pagina Facebook, ha lanciato un appello che ha raggiunto quasi 2000 condivisioni.
«Ho letto l’articolo in cui si diceva che l’ospedale di Aosta aveva finito i camici – spiega Fabio – e ho pensato che, in questa situazione, potevo dare il mio contributo. Così, dopo aver contattato i medici dell’ospedale per capire quale fosse il fabbisogno, ho iniziato a muovermi per cercare il tessuto TNT idrorepellente per poterli realizzare. Ho preso contatti anche con alcune aziende che, entro domani (lunedì ndr) dovrebbero già darmi una risposta».
L’appello di Fabio Porliod, che lavorerà senza richiedere alcun compenso, è stato raccolto anche dall’Adava: alcune delle tovaglie utilizzate dai ristoranti sono infatti realizzate con lo stesso tessuto idrorepellente dei camici dell’ospedale:
«Anche il sindaco di Nus è diventato parte attiva di questo progetto – prosegue lo stilista -: con lui abbiamo creato un punto di raccolta in comune dove poter consegnare le tovaglie da utilizzare per la realizzazione dei camici. Il fabbisogno dell’ospedale è molto alto, parliamo di circa 1000 camici al giorno».
Anche Stefano Fontanelle, di Ideart Sign Solutions, ha raccolto la sfida: «Inizialmente avevo pensato, per me ed i miei collaboratori, ad una modalità di lavoro più “smart” per garantire la sicurezza di tutti – spiega Fontanelle -. Poi, anche dietro stimolo di Confindustria Valle d’Aosta, ho pensato a come avrei potuto riconvertire tutti i nostri macchinari e tutta la nostra conoscenza sulla lavorazioni di tessuti per poter essere utile a chi sta in prima linea quotidianamente ed ha l’assoluta necessità di farlo in completa sicurezza». Stefano ha così contattato un fornitore per reperire il materiale TNT idrorepellente adatto alla realizzazione delle mascherine: «Acquisendo da questa azienda il materiale già lavorato al 70%, è sufficiente per noi procedere con una finitura per poi confezionare il prodotto e arrivare a una produzione giornaliera che possa soddisfare il fabbisogno dell’ospedale di Aosta».
Nel frattempo Fontanelle ha contatto anche le sarte di Aosta e dintorni che si erano già attivate per iniziare a produrre le mascherine. «Ho chiesto alle sarte che si erano già attivate in questa direzione di aspettare l’arrivo del materiale – spiega -. Unire le forze in questo momento è fondamentale per raggiungere il risultato. Ognuno di noi, nel suo piccolo, potrà dare il contributo a questa battaglia».
(s.c.)
Condividi