Coronavirus: no ai camici artigianali, mancano di omologazione; l’amarezza dello stilista Porliod
L'Usl ringrazia della solidarietà ma non può accettare mascherine e camici fatti artigianalmente
Coronavirus. Ringrazia l’azienda sanitaria locale per la solidarietà ma camici e mascherine realizzati artigianalmente non possono essere accettati. Ci vuole l’omologazione.
Puntualizza l’Usl. «Le normative nazionale ed europea sui dispositivi di protezione individuale (Dpi) richiedono caratteristiche specifiche e omologazioni obbligatorie».
L’amarezza di Fabio Porliod
«Sono ore che vivo attaccato al telefono, innanzitutto perché tantissime persone si sono offerte di donare del materiale ma anche di donare la loro manodopera. Colgo l’occasione anche per scusarmi con le persone alle quali devo ancora rispondere. Sono giorni che passo tempo al telefono con autorità, medici, questore, fornitori». Così in un post su facebook lo stilista valdostano.
«Ringrazio per il grande aiuto che mi sta dando in tutto questo il mio Sindaco Camillo Rosset. Ringrazio il presidente Testolin che ci sta dando una mano in tutto questo; purtroppo per motivi burocratici e di certificazione al momento non ho ancora potuto consegnare i primi camici che ho creato oggi».
«Al momento sono riuscito a creare questo laboratorio con 15 postazioni dove, appena avremo tutte le autorizzazioni, potremo iniziare la produzione di tantissimi camici».
Il rammarico di Usl
Così l’Usl. «L’assenza delle omologazioni non garantisce l’adeguata protezione al personale sanitario; può avere conseguenze dal punto di vista assicurativo per gli operatori che, utilizzando materiali non testati, non approvati, non garantiti e non certificati, dovessero incorrere in un ‘infortunio biologico’. L’acquisizione dei DPI eventualmente realizzati da aziende, ditte e soggetti terzi sarà comunque presa in considerazione e per tali azioni di generosità e solidarietà l’Usl ringrazia sentitamente».
(re.aostanews.it)