Di Roberto Rodà ancora nessuna traccia
Sono ormai trascorsi cinque giorni dalla scomparsa di Roberto Rodà, avvenuta tra le 18.20 e le 19.20 di lunedì 5 novembre, dalla casa del nonno Giuseppe, in via Monte Pasubio ad Aosta. Mamma Giuseppina, che nel frattempo si è trasferita nell’altra abitazione di famiglia, in via San Giocondo, «così da poter dare un eventuale punto di riferimento in più a mio figlio», non riesce a darsi pace, non dopo quanto successo mercoledì pomeriggio a Montluel, vicino a Lione, località in cui il ragazzo è stato avvistato e successivamente fermato dalla locale Gendarmerie. «Peccato che, dopo averlo identificato, l’abbiano tranquillamente rilasciato come se nulla fosse – ci ha confidato la madre al rientro dalla trasferta-lampo in terra francese – nonostante siano stati gli stessi gendarmi a confermarmi di averlo visto disorientato e impaurito». Il problema di fondo è consistito proprio nel fatto che – mercoledì sera – mentre la donna e la Questura di Aosta attendevano notizie in merito all’accompagnamento di Roberto alla frontiera, così da poterlo andare a recuperare, la Gendarmerie era ormai da ore che l’aveva rilasciato. «E’ qui che sta il peccato originale di questa vicenda. I francesi non avrebbero dovuto rilasciarlo, non dopo averlo visto disorientato e impaurito – ha precisato la mamma -. Ora non sappiamo dove andarlo a cercare. Siamo disperati». L’ultima novità in questa controversa vicenda, è di questa mattina, con il Ministero che ha dato l’ok all’inserimento delle generalità del ragazzo all’interno del ‘cervellone’ internazionale delle persone scomparse. «Speriamo che possa darci le risposte che cerchiamo – ha concluso Giuseppina – anche perché Roberto è ormai da cinque giorni che non assume più la sua terapia quotidiana».
Roberto Rodà, alto un metro 78 cm per circa 90 kg, soffre di disturbi di tipo bipolare, patologia che – fino a lunedì – manteneva sotto controllo attraverso l’assunzione di farmaci neurolettici e antidepressivi.
(patrick barmasse)