Lettera aperta al vescovo di Aosta
Tra le tante lettere che riceviamo, eccone una singolare. La signora Ariella Veronese di Quart scrive al vescovo di Aosta, monsignor Franco Lovignana, chiedendogli di prendere posizione sul pirogassificatore.
Eminenza,
incoraggiata dalla sua recente lettera pastorale che ci invita a ridare ali allimpegno personale e comunitario e a non sottrarci, in quanto credenti, alla coscienza che ci chiede di valutare non per interessi di parte o, peggio, per interessi personali, ma guardando al bene comune mi rivolgo a lei sulla scelta delle soluzioni sulla gestione dei rifiuti in Valle dAosta, cui limminente referendum regionale ci chiama. Ricordo che in altre occasioni referendarie, su quesiti che riguardavano scelte più intime e personali, la Chiesa prese nettamente posizione, dando indicazioni di voto in difesa della vita. Sono pertanto stupita che invece, ora, su un problema che riguarda ancora la vita, ma di tutta la comunità valdostana, da parte sua ci sia stato un assordante silenzio. Dovè finita lattenzione della Chiesa locale allambito sociale e politico che lei ci invita a rafforzare nella precitata lettera? Le confesso che sono rimasta delusa perché, vedendo in lei il nostro pastore, mi aspettavo che ci camminasse davanti , affinché noi, sue pecorelle, riconoscessimo i ladri e i banditi e non restassimo indifese (Gv 10,3). La cronaca di ogni giorno, nazionale e locale, ci dimostra che è vano riporre fiducia nella rettitudine di chi ci governa; troppe malversazioni hanno minato la fiducia dei cittadini nei loro rappresentanti. Ma il vescovo dovrebbe essere altra cosa; nella figura del vescovo io vedo Leone I° o Gregorio Magno che difesero da pericolosi invasori la popolazione a loro affidatasi. I nostri tempi non sono migliori: lattuale pericolo può sembrare poca cosa rispetto agli Unni o ai Longobardi , ma è peggiore perché mette a rischio non solo gli uomini contemporanei ma anche le generazioni future. Io credo che non sia troppo tardi; lei fa ancora in tempo a dire qualche parola che può essere decisiva per ridare la vista a molti che ancora, su questo argomento, brancolano nel buio della disinformazione. Non faccia, per favore, come se nulla fosse; abbandoni, la prego, ogni considerazione opportunistica. Questo è un problema di primaria importanza: i finanziamenti pubblici per il restauro delle cappelle o per le scuole cattoliche vengono dopo. Ancora adesso ci si chiede se papa Pio XII° abbia aiutato o no gli Ebrei di Roma: le chiedo, per quanto la riguarda, di fare chiarezza al più presto.
Ariella Veronese, Quart