Operazione Golfo: l’ombra della criminalità campana sulla Valle d’Aosta
Tentata estorsione di oltre 100.000 euro, intimidazioni per ottenere un’assunzione coatta in un’impresa edile valdostana e un furto in un’abitazione di Gressan per un importo pari a circa 10.000 euro.
Sono queste le accuse che hanno spinto il gip del Tribunale di Aosta, Maurizio D’Abrusco, a emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Valter e Roberto Fonsato, 63 e 34 anni, entrambi residenti nel torinese, e di Antonio D’Agostino, 33 anni, originario del napoletano ma residente ad Aosta.
Le indagini della Squadra mobile della Questura di Aosta scattarono a inizio luglio, dopo che nel vano portaoggetti di un’automobile guidata da un pregiudicato aostano di origini siciliane, Giovanni Lo Presti di 29 anni, venne rinvenuto un revolver RTS calibro 22/6 flobert caricato con sei proiettili.
«Erano pronti a gambizzare e al sequestro di persona – hanno spiegato gli inquirenti -. Le vittime, che hanno ricevuto adeguata protezione da tre mesi a questa parte, hanno rischiato di essere sequestrate in casa da una banda di albanesi».
Nell’ambito dell’operazione ‘Golfo’ è stata poi denunciata a piede libero una quarta persona, a sua volta residente in Valle d’Aosta e originaria del napoletano.
Secondo gli inquirenti della Squadra mobile di Aosta, Valter e Roberto Fonsato sarebbero stati pronti a mettere a segno un altro furto in abitazione, questa volta in una casa di St-Christophe. Per questo, questa mattina, sono stati prelevati direttamente presso la loro abitazione nel torinese e portati in Questura ad Aosta per l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare.
L’aostano Antonio D’Agostino, invece, secondo gli elementi in possesso degli investigatori avrebbe svolto le funzioni di basista.
Un’operazione, quella denominata ‘Golfo’, che ha messo in luce «un intreccio di tessuti criminosi assai differenti tra di loro», ha commentato il commissario capo della Squadra mobile, Nicola Donadio.
Insomma, l’ombra di collegamenti con la criminalità campana, seppure ancora tutti da accertare, c’è.
«Alle spalle di questi soggetti napoletani – ha spiegato Donadio – c’è un’esperienza di altri sistemi, molto più grandi. Non utilizzerò il nome di associazione finché non avrò dati in mano, certo è che la situazione è preoccupante. Non ci si può più limitare a monitorare soltanto la criminalità calabrese».
Come dire, lo spettro della camorra in Valle d’Aosta – pur essendo ancora tutto da dimostrare – inizia a preoccupare.
(patrick barmasse)