E’ caccia al bombarolo, al vaglio la cerchia dei clienti dell’avvocato Sciulli
Sono state convocate in caserma, interrogate su dove si trovassero nella tarda serata di sabato, per poi sottoporre le loro versioni a verifiche incrociate sugli alibi.
E’ stata una giornata di lavoro serrato, quella di ieri, domenica, per gli inquirenti coordinati dai carabinieri del Reparto operativo di Aosta, in cui sono state ascoltate diverse persone ed effettuati altrettanti sopralluoghi per cercare di sbrigare l’annosa matassa relativa allo scoppio dell’ordigno rudimentale – molto probabilmente un barattolo di vernice con dentro un candelotto di dinamite con innesco tramite miccia – avvenuto poco dopo le 23.30 di sabato in località Château Feuillet di St-Pierre, nella parte retrostante della villa bifamiliare dell’imprenditore Remo Jocallaz, dove vive la figlia Nicole insieme all’avvocato Massimiliano Sciulli e al loro figlioletto di 7 anni.
Nessuna pista investigativa è stata al momento abbandonata ufficialmente dagli uomini dell’Arma, anche se gli inquirenti sembrano aver concentrato la loro attenzione sulla cerchia dei clienti del legale del foro aostano.
«Abbiamo fatto molto, al momento non abbiamo chiuso il cerchio», fa sapere il Tenente Colonnello Samuele Sighinolfi.
Nella foto il cratere – profondo una trentina di centimetri – provocato dallo scoppio dell’ordigno.
Tutti i restroscena della vicenda sul numero di Gazzetta Matin in edicola lunedì 20 aprile 2015.
(pa.ba.)