Châtillon: assolti i cacciatori accusati di aver interferito con le linee del Ministero della Difesa
Sono stati assolti «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di «installazione di apparecchiature atte a intercettare comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche», che avrebbe potenzialmente potuto interferire con le frequenze del Ministero della Difesa, i cacciatori di Châtillon Agostino e Luca Franceschini, 67 e 40 anni, e Renato Romagnoli, 66 anni, citati a giudizio davanti al giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Davide Paladino, nell’ambito delle pieghe di un’inchiesta avviata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino – i reati legati alle telecomunicazioni sono di sua competenza – che il 9 gennaio scorso in Valle d’Aosta sfociò in un vero e proprio blitz del Corpo forestale durante una battuta di caccia al cinghiale in media Valle, alla ricerca di particolari collari gps applicati sui cani da caccia, che avrebbero potenzialmente potuto interferire con le linee utilizzate dal Ministero della Difesa.
Da qui l’escussione a sommarie informazioni di diversi cacciatori, oltre alle perquisizioni domiciliari operate nei confronti dei tre imputati, «anche in alcune baite in quota», ha dichiarato uno dei tre fuori dall’aula.
Ma nulla, nessuna apparecchiatura era stata trovata, dettaglio che ha spinto lo stesso sostituto procuratore di Aosta, Luca Ceccanti, a chiedere questa mattina l’assoluzione dei tre in quanto «il reato è totalmente insussistente, considerato che non è stato trovato nulla nelle perquisizioni».
Dal canto suo, il legale difensore degli imputati, l’avvocato Ascanio Donadio, ha parlato di «incomprensibile richiesta di rinvio a giudizio effettuato dalla Procura di Torino».
(pa.ba.)