Operazione White Shuttle: una condanna e quattro patteggiamenti
Cinque anni 8 mesi e 10 giorni di carcere. Sono le pene inflitte questa mattina dal gup del Tribunale di Aosta, Paolo De Paola, nel processo con rito abbreviato nei confronti di Ivano Crivellaro di Monza (un anno e 6 mesi) e nell’ambito dei patteggiamenti accordati a Norredine Badri di Milano (due anni) e agli aostani David Cortellessa (un anno), Massimo Penti (sei mesi) e Cristina Cavallera (otto mesi e 10 giorni).
Assolti, invece, i valdostani Simone e Angelo Lombardi, Valerio Verduccio, Michel Cortellessa, Francesco Mureddu, Gianni Lanzoni, Daniele Ferrari, Carmelo Baldari e Stefania Salvatore che hanno scelto di essere giudicati col rito abbreviato. Non luogo a procedere, infine, per gli aostani Paolo e Luciano Spoladore e per Giuseppina Lo Bello.
Questa mattina in Tribunale ad Aosta – in sede di udienza preliminare – sono state vagliate dal giudice le diverse posizioni degli imputati legati all’operazione ‘White Shuttle’ («navetta bianca») che, all’alba del 23 dicembre 2014, portò gli uomini della Squadra mobile e della Sezione narcotici della Questura di Aosta – coordinati dal sostituto procuratore Daniela Isaia – a indagare complessivamente 21 soggetti, nei confronti di otto dei quali il gip del Tribunale di Aosta, Maurizio D’Abrusco, spiccò altrettante misure cautelari.
Più nel dettaglio, all’indirizzo di Norredine Badri, 30 anni di origine marocchina, all’epoca ricercato da 13 mesi dalle squadre mobili di Milano e Biella, all’alba del 23 dicembre 2014 venne notificata a Milano un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La misura degli arresti domiciliari, invece, venne spiccata – tra gli altri – nei confronti dei valdostani David Cortellessa, 28 anni, Cristina Cavallera e Massimo Penti, entrambi di 44 anni, mentre rimase latitante sul territorio della provincia di Monza Brianza quello che fu considerato «il galoppino» dell’organizzazione, Ivano Crivellaro.
Un’operazione, la ‘White Shuttle’, «scattata due mesi fa, dopo che abbiamo notato un’evidente crescita del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti pesanti nel Capoluogo regionale, fenomeno dalla portata notevole e preoccupante», spiegò all’epoca nel corso di una conferenza stampa il commissario capo della Squadra mobile della Questura di Aosta, Nicola Donadio, con gli inquirenti che parlarono di un chilo e mezzo di sostanze stupefacenti tra eroina (in maggioranza) e cocaina che negli ultimi due mesi – tra ottobre e dicembre 2014 – partendo da Milano, era giunto ad Aosta per qualcosa come «3.000 dosi al dettaglio».
Le misure cautelari, come anticipato, vennero notificate e contestualmente eseguite all’alba di martedì 23 dicembre 2014 tra Milano e la Valle d’Aosta, con particolare riferimento al Quartiere Cogne di Aosta.
«Attraverso un’attività investigativa che ha coniugato l’azione continua di pedinamento alle risultanze tecniche forniteci dalla Sezione narcotici, siamo riusciti a ricostruire in modo capillare il fenomeno dello spaccio ad Aosta, sin dalla sua fonte di approvvigionamento», affermò il sostituto commissario Valter Martina, che aggiunse: «Il tutto partiva da Milano, dove il personaggio cardine era il marocchino Norredine Badri, già destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico internazionale di droga».
Era per incontrare Badri – tramite «il galoppino» Ivano Crivellaro, ipotizzarono gli inquirenti – che «ogni due giorni» dalla Valle d’Aosta scendevano a turno personaggi «dal fare molto accorto, visto che erano soliti cambiare sempre automobile e utilizzare utenze telefoniche intestate a terze persone».
Fatto sta che – secondo gli uomini della Questura – la tratta di approvvigionamento di eroina e cocaina Aosta-Milano-Aosta garantì nel periodo sottoposto a indagine l’approdo nel Capoluogo regionale di circa «40 grammi di stupefacente a viaggio», che veniva effettuato solitamente «ogni due giorni e comunque sempre dietro ordinazione».
Come dire, ogni nuovo viaggio presupponeva già il perfezionamento dello spaccio in città dello «stupefacente portato ad Aosta nel viaggio precedente», dettaglio che – a un certo punto – spinse gli agenti della Questura di Aosta a «intervenire per evitare che la bassa qualità della droga» potesse in qualche modo mettere a repentaglio la vita dei consumatori.
In un simile contesto, nelle pieghe dell’operazione ‘White Shuttle’ vennero anche segnalati all’Autorità Prefettizia svariati consumatori abituali di sostanze stupefacenti nel Capoluogo aostano.
Nella foto i tre aostani che stamane hanno patteggiato la pena davanti al gup del Tribunale di Aosta.
(patrick barmasse)