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  • Aosta: botta e risposta, bagarre Centoz-Giordano
    ATTUALITA'
    di news il
    19/11/2015

    Aosta: botta e risposta, bagarre Centoz-Giordano

    Un botta e risposta in piena regola, che ha portato l’attuale sindaco di Aosta, Fulvio Centoz, a replicare in maniera piccata alla missiva recapitata ai giornali dall’ex primo cittadino Bruno Giordano, che non risparmia alcun tipo di critica all’amministrazione attuale.

    Ecco di seguito i testi integrali delle due lettere:

    Egregio Direttore,

    ho sempre pensato che in politica, così come più in generale nella vita, non vi sia nulla di peggio di un “Ex”, per cui, forte di questo convincimento, mi ero imposto una sorta di rigida autocensura su tutti gli accadimenti politici e amministrativi di questi ultimi mesi, soprattutto quelli che riguardavano il comune di Aosta, che ho avuto l’onere e l’onore di amministrare nelle passate consiliature.

    Sottolineo, non a caso questo passaggio, perché per una mera questione di onestà intellettuale e politica mi era parso non corretto impegnare risorse ( che c’erano!) per coprire scelte amministrative che la nuova e parzialmente diversa amministrazione avrebbe voluto e dovuto compiere soprattutto all’insegna della tanto sbandierata “discontinuità”.

    Pare quindi del tutto ovvio che, insediatasi, la nuova Amministrazione avrebbe dovuto, sin da subito, vale a dire come prima cosa da fare, mettere mano ad un sostanzioso piano di assestamento di bilancio, senza aspettare gli equilibri/squilibri di bilancio di ottobre e monitorare l’andamento del patto. Mi preme qui ricordare che alla data del 31 dicembre 2014 il Comune di Aosta aveva depositati in banca circa 30 milioni di euro e un avanzo di amministrazione che si avvicinava agli otto milioni di euro (alla faccia del gruzzoletto caro Carlo!)

    In aggiunta, mi risulta, sia tuttora non revocata la delibera di Giunta comunale nr. 91 del 13 giugno 2014, con la quale si mettevano in campo tutta una serie di “raccomandazioni e indirizzi” atti a ottenere il rispetto del patto di “stupidità” interno che valeva circa 8.853.000,00 euro per il 2014 e che sarebbe sceso a circa 3.298.000,00 euro per l’anno 2015. Vale a dire circa il 70% in meno!

    Al fine di ottenere l’obiettivo del rispetto del patto occorreva che la gestione si attenesse rigorosamente alle raccomandazioni della succitata delibera, avendo particolare riguardo alla cessione del credito pro soluto per saldare servizi e forniture e non già attingendo costantemente e direttamente alle casse del Comune. Tradotto si sono lasciati uscire i buoi dalla stalla e non si è neppure cercato di chiudere il recinto con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti (9.500.000,00 di saldo negativo rispetto all’obbiettivo assegnato per il 2015.)

    In nome, per contro, della assoluta e totale discontinuità con l’amministrazione precedente, si è ritenuto che la priorità delle priorità non fosse quella di governare, ma fosse quella di scegliere un segretario generale diverso, anzi un “esterno”(altro sonoro ceffone alla dirigenza interna del comune!) e anche qui sappiamo bene come è andata a finire con il grandissimo risultato che, a regime, l’ottimo dirigente Dr. Franco oggi fa il vice-Segretario generale all’ottima Dr.ssa Tambini, mentre prima questi due ruoli apicali erano semplicemente invertiti. (Anche qui, tradotto la montagna ha partorito il topolino…di paperino sinceramente non so nulla!)

    A proposito, se il Presidente del Consiglio dichiara che sarà il presidente di tutti (compreso paperino e topolino) risulta difficile comprendere come possa continuare a cassare in via preventiva iniziative consiliari che, al di là della loro efficacia o meno, appaiono del tutto legittime e questo, naturalmente, regolamenti alla mano. Ricordo che nei trascorsi cinque anni nessuna iniziativa politico-amministrativa ( e confesso che molte apparivano “non coerenti” con il mandato consiliare ) dei gruppi di opposizione mai fu preventivamente censurata. Mi sorge il sospetto che il buon Michele stia facendo un pensierino ad un’altra poltrona diciamo molto più politica.

    Infine mi permetta ancora alcune riflessioni più di “attualità”.

    Se è vero come è vero che l’autonomia dei Comuni si estrinseca, da oltre 25 anni, su due principali pilastri normativi che sono:

    a) l’autonomia statutaria (certezza di regole)

    b) l’autonomia finanziaria(certezza di risorse)

    la decisione dell’onnipresente e onnipotente Premier Renzi di inserire nella prossima legge di stabilità il divieto assoluto di elevare tasse, imposte e tributi agli Enti Locali (ad esclusione della TARI, che peraltro è una tariffa e che mi appare già sufficientemente onerosa, anche a causa di scelte sciagurate fatte da una minoranza degli aventi diritto al voto, anche se, per la verità, la nostra Valle, che non è propriamente terra di criminalità organizzata, ultimamente è piena di pentiti, alcuni anche eccellenti) tale decisione fa venire meno, cosa che mi sono sforzato di denunciare con forza in tempi non sospetti, definitivamente uno di questi due pilastri.

    I soldi dei cittadini devono rimanere al servizio dei cittadini!

    Troppo facile affermare di voler abbassare le tasse, continuando biecamente ad usare il fondo schiena altrui.

    E così i Comuni si trovano stretti in una dolorosissima morsa che da un lato, per effetto della legge di stabilità nazionale, impedisce loro di agire in autonomia sull’imposizione fiscale locale e dall’altro, contemporaneamente, subiscono, per effetto della crisi, una naturale contrazione delle risorse messe loro a disposizione dalla Regione, a sua volta ingenerosamente punita.

    La mia opinione, caro Direttore, è che il sistema delle Autonomie locali stia collassando e solo sforzandosi, tutti insieme, di riscrivere le “regole del gioco” possiamo almeno cercare di venirne fuori in modo dignitoso. Diversamente quando svolteremo l’angolo ci accorgeremo che esistono solo più macerie e allora sarà, francamente, perfettamente inutile fare una scelta delle “priorità” che, concordo, vanno fatte e al più presto. Qui non si tratta di welfare si – welfare no – welfare forse, qui si tratta di mettere insieme un nuovo modello di welfare che ricomprenda pubblico e privato, laddove il pubblico detta le linee strategiche e mantiene a sé il controllo sugli standard quali-quantitativi e il privato gestisce in modo efficiente ed efficace e questo naturalmente non vale solo per gli asili nido o l’assistenza agli anziani.

    Chi è portatore di una cultura di governo si faccia avanti, offra soluzioni, proponga priorità, faccia rivivere l’albero delle idee, costruisca tavoli e getti ponti, ma sappia che nulla sarà più come prima e che con le risorse economiche a disposizione bisogna e bisognerà fare i conti.

    O il sistema si rigenera o il sistema muore!

    Se poi si preferisce continuare ad abbaiare alla luna e a rimpiangere i bei tempi andati quando il miele colava dalle piante, la cassa dei dobloni era sempre piena e i treni arrivavano in orario, tanti auguri a tutti, soprattutto alla nostra amata Valle d’Aosta.

    Una ultimissima annotazione: per cortesia giù la mani dallo sportello unico polivalente del Comune di Aosta e questo non perché l’abbia voluto il sottoscritto, ma molto più semplicemente perché funziona e funziona benissimo soprattutto grazie alla non comune professionalità degli operatori che si sono messi in gioco e che è giusto venga loro riconosciuta per intero! ( mai sentito parlare di meritocrazia?).

    Grazie per l’attenzione e buon lavoro

    Bruno Giordano

    Egregio Direttore,

    leggo con interesse il lungo “j’accuse” di chi mi ha preceduto rompendo così il silenzio, quasi assordante, di questi mesi.

    Così come non vi è nulla di peggio nella vita di un “ex” che interviene a tutto campo scaricando su chi arriva problemi che risalgono addietro nel tempo, altrettanto poco eleganti mi sembrano questi scambi di opinioni a mezzo stampa. Vorrei evitarli, essendo convinto che il dibattito, per chi ha veramente a cuore il futuro della città di Aosta, debba avvenire in altre forme e sedi, ma dal momento che vengo pesantemente e pubblicamente messo in discussione mi corre l’obbligo fare alcune precisazioni.

    Cominciamo dagli aspetti economici.

    Subito dopo il mio insediamento ho chiesto al responsabile finanziario del Comune una relazione dettagliata sull’andamento dei conti pubblici, ben consapevole che questo periodo storico non brilla certo per abbondanza di risorse economiche.

    I dati del mese di giugno 2015, a poche settimane dalle elezioni comunali, evidenziavano che il Comune di Aosta presentava già uno sforamento del Patto di Stabilità di oltre 7 milioni di euro. Il dato, relativo a più di cinque mesi fa, era dunque già fortemente deficitario, e molto lontano dal saldo obiettivo del Patto per l’anno 2015.

    Evidentemente i buoi erano già abbondantemente scappati prima delle elezioni!

    Il buon “ex sindaco” si lamenta che non sia stata “rigorosamente rispettata” la delibera di Giunta comunale n. 91 del 2014 con particolare riferimento alla c.d. “cessione del credito”.

    Ricordo che la cessione del credito, pur agevolando enormemente la gestione dei flussi di cassa del Comune, non risolve tutti problemi, perché altro non è che lo spostamento nel tempo del pagamento di un debito. La cessione del credito è un’operazione finanziaria che consente all’Amministrazione di pagare i propri debiti senza esborso immediato di denaro (il che facilita il rispetto del Patto), ma sempre di debiti stiamo parlando, che prima o poi vanno onorati.

    Peraltro non sono state rispettate neppure le deliberazioni n. 65 del 24/04/2015 e n. 73 del 07/05/2015, se lo sforamento del Patto era già ipotizzato nella prima relazione del Dirigente

    dell’Area finanziaria nel mese di aprile e confermato, come dicevo, nel mese di giungo di quest’anno.

    Che altro deve fare la parte politica se non dare indirizzi? Forse allora ricercare il “capro espiatorio” non ha molto senso, se non quello di individuare un soggetto, al solo fine di sviare l’attenzione dai problemi veri, dalla necessità di pesanti riforme della macchina amministrativa di cui questa maggioranza dovrà farsi carico.

    L’utilizzo dello strumento della cessione del credito ha dunque avuto il merito di contenere lo sforamento del Patto nell’anno 2014, aumentando le disponibilità liquide. E ciò spiega anche perché al 31 dicembre ci sono circa 30 milioni di euro: se io utilizzo la cessione del credito e quindi dilaziono i miei pagamenti i soldi rimangono in cassa; se a ciò aggiungo poi il fatto che il 16 dicembre scade la seconda rata di pagamento dell’IMU, allora si capisce il motivo per il quale in cassa ci sono tutti questi soldi.

    Quanto all’avanzo di amministrazione, riflettiamo però su un fatto. Vantare un cospicuo “tesoretto” si presta ad una duplice lettura: da un lato qualcuno può leggerlo come un atteggiamento parsimonioso (una formichina che risparmia), dall’altro denota poca capacità di spesa, perché quei soldi sono stati chiesti ai cittadini attraverso le tasse e andavano conseguentemente spesi per realizzare opere. In cinque anni di amministrazione a RhêmesNotre-Dame abbiamo speso e realizzato opere per oltre 5 milioni di euro, tra le quali figura la nuova seggiovia quadriposto: in meno di 3 anni si è passati dalla progettazione all’inaugurazione dell’opera.

    Non è ovviamente merito mio, dovrebbe semplicemente essere la normalità.

    Veniamo poi ancora una volta alla questione Segretario comunale. Benché abbia già in diverse occasioni, anche pubblicamente, spiegato la mia posizione, ricordo qui che la scelta di un soggetto “esterno” di fiducia non è un capriccio del sottoscritto, ma la normalità e la regola in tutta Italia. Non si tratta certo un atto di sfiducia nei confronti della dirigenza interna che in questi mesi ho imparato a conoscere e ad apprezzare, né questione di competenze; era semplicemente pretendere il lecito: un supporto che intravedevo in una persona che, avendo già lavorato con me, ero certo potesse contribuire in modo fondamentale al nostro lavoro.

    Oggi svolge le funzioni di Segretario Generale ottimamente e con il pieno sostegno mio e di tutta l’Amministrazione comunale la Dr.ssa Tambini di cui tutti riconoscono le competenze e le capacità. Lo considero un cambio importante rispetto al passato e il tempo consentirà a tutti di apprezzare questa scelta.

    Passando poi allo Sportello unico polivalente del Comune di Aosta, faccio notare che nessuno e men che mai il sottoscritto si è mai sognato di dire che lo sportello Amico in Comune non funzioni o non piaccia alla cittadinanza. Anzi!

    E’ semmai vero il contrario, come potranno confermare i delegati sindacali che, in queste settimane di incontri per decidere l’utilizzo del Fondo Unico Aziendale, hanno avuto modo di interloquire con il sottoscritto. In più occasioni ho difeso le scelte della passata Amministrazione confermando che lo sportello polifunzionale rimane un punto fermo dell’Amministrazione comunale e chiedendo il riconoscimento, anche per il 2015, dell’incentivo economico promesso (promesso non certo da me).

    Il problema però permane, e non è un problema di meritocrazia. Gli accordi sindacali prevedevano la corresponsione di un incentivo economico per tre anni (2012, 2013, 2014) come progetto che ricadeva sul Fondo Unico Aziendale (il che ovviamente significa che il Fondo viene conseguentemente ridotto per gli altri dipendenti). All’inizio dell’anno, quindi, in fase di contrattazione del FUA (contrattazione che, sottolineo, non è stata fatta), l’Amministrazione avrebbe dovuto scegliere se continuare a finanziare lo sportello oppure decidere che, dopo un periodo di rodaggio e di formazione, chi lavora allo sportello polivalente fa un lavoro esattamente pari a quello degli altri dipendenti comunali. E’ del tutto evidente che se la contrattazione non è stata fatta (perché scontentare qualcuno sotto elezioni non è mai bello? … ) oggi a novembre quei dipendenti hanno una legittima aspettativa in proposito, aspettativa che non ho alimentato io.

    Infine, sulle riflessioni di “attualità” preferisco sorvolare, perché non voglio dilungarmi oltre il dovuto, pur notando con piacere che ai cosiddetti “autonomisti” piace sparare a zero contro i Governi nazionali, salvo poi votarne i provvedimenti e le finanziarie senza troppi problemi.

    Un’ultima, amara, considerazione. Tutto ciò non sono certo andato a sbandierarlo ai quattro venti per mera opportunità politica o per un giorno di pubblicità gratuita sui giornali. Sono infatti convinto che la politica si debba fermare di fronte al principio cardine della “continuità amministrativa” per la quale chi arriva dopo raccoglie il positivo ed il negativo di chi lo ha preceduto, perché a tutti prima o poi tocca raccogliere il testimone ed andare avanti.

    Come molti sindaci in questi tempi, non sono purtroppo dotato di una bacchetta magica. Cerco semplicemente di operare, con le mie conoscenze amministrative e il supporto prezioso della Giunta e della Maggioranza che mi sostiene, per servire al meglio la nostra città. In questa fase di lavoro difficile e complesso, e in un momento di crisi così grande, trovo assai triste e gretto il tentativo di scaricare sul sottoscritto e sul PD i problemi del Comune e respingo con forza questo atto di accusa che non porta nulla, se non un ulteriore scollamento della cittadinanza dalla politica.

    Rimango invece convinto che occorra “bien faire et laisser dire”, anche se non forse “laisser dire” qualunque cosa. Ed è quanto intendo continuare a fare.

    Aosta, lì 19 novembre 2015

    Il Sindaco di Aosta

    Fulvio Centoz

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