Consiglio Aosta: termini al femminile negli atti ufficiali
Oltre un’ora di dibattito è servita per dare il via libera alla mozione (emendata) presentata da Carola Carpinello (Altra VdA), Luca Lotto e Patrizia Pradelli (M5S) che chiedeva che «in tutti gli atti del Comune la lingua italiana» venisse utilizzata «nel rispetto delle differenze di genere, tale da rendere visibile la presenza di donne nelle istituzioni, esprimendo al femminile le denominazioni degli incarichi e delle funzioni». Con l’astensione della Lega Nord, il documento è passato, pur con l’emendamento presentato dall’assessore alle Politiche Sociali, Marco Sorbara, che ha di fatto inserito l’applicazione in tal senso delle “Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo” definite dall’Accademia della Crusca. Come detto, però, il dibattito è stato lungo, con Nicoletta Spelgatti (Lega Nord) a opporsi: «Ci sono ben altre forme di discriminazione, dai fatti di Colonia, con tanti stupri in una notte, passando per l’infibulazione e altri abusi che non vengono denunciati. Le battaglie vere, insomma, sono ben altre: a me onestamente, dà anche fastidio sentire termini come sindaca o avvocata, storpiature della lingua». Luca Lotto ha parlato invece dell’importanza di «riconoscere che la professionalità possa essere anche femminile», sostenuto da Jeannette Migliorin («importante imparare a declinare al femminile i termini») e da Loris Sartore («Storicamente si parlava di avvocato o giudice, perché lavori principalmente riservati agli uomini»).
(al.bi.)
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