Caso Frachey: «Regione non merita danni, ne ha fatti»
«La Regione non merita tanti danni in questa vicenda, è più quelli che ha fatto». Così l’avvocato Giuseppe Greppi questa mattina davanti al collegio della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Valle d’Aosta ha cercato di smontare la tesi accusatoria promossa dal nuovo procuratore regionale Roberto Rizzi nell’ambito della riassunzione del giudizio a carico di Marco Franchey, a cui è stato contestato un danno all’immagine dell’amministrazione regionale di 15 mila euro.La vicenda è legata all’allora insegnante in servizio nella scuola media di Gressoney-St-Jean, che il 28 febbraio 2007 fu condannato in primo grado ad Aosta a 2 anni di reclusione perché utilizzò sistemi informatici della scuola «per ricercare, detenere e presumibilmente distribuire materiale fotografico pedopornografico».Le condotte risalivano al 1998, con la perquisizione operata dagli inquirenti il 17 luglio 2001 direttamente nei locali della scuola. Secondo la difesa, però, pur premettendo che «non intendo spendere una parola sulla condotta del Frachey, ormai accertata», alcun danno all’immagine della Regione può essere contestato al Frachey in quanto il «clamor fori» scoppiò soltanto nel 2008, a seguito della sentenza del giudice del lavoro di Aosta con la quale si dispose il reinserimento in servizio nella scuola dello stesso Frachey.«La Regione si trovò costretta a reinserire nel suo posto l’insegnante per grave colpa sua, perché insistette per la destituzione, nonostante lo stesso giudice avesse già ribadito che un dipendente non può essere sanzionato più volte per lo stesso fatto», ha spiegato nella sua arringa l’avvocato Greppi, sottolineando come Marco Frachey fosse già stato sospeso per 6 mesi dal servizio nel 2002. E ancora: «La condotta gravemente colposa dell’amministrazione, che insistette per non giungere a un accordo davanti al giudice, andando verso il linciaggio, interrompe il nesso di causalità. Fui io stesso a preannunciare lo scoppio di uno scandalo all’atto del suo reinserimento nella scuola».Dal canto suo, il procuratore regionale Roberto Rizzi – pur ammettendo la linea «colposamente portata avanti dalla Regione con dissennata insistenza nel giudizio giuslavoristico» – ha comunque affermato che «la condotta del Frachey rimane in tutta la sua torbidità, stiamo parlando di fatti molto gravi tali da non poter in alcun modo interrompere il nesso di causalità».Nel chiedere l’annullamento del danno all’immagine contestato al suo assistito, l’avvocato Giuseppe Greppi in subordine ha richiesto che «l’eventuale danno venga circoscritto al solo rinvio a giudizio e al procedimento penale» cui fu oggetto il suo assistito Marco Frachey, insistendo altresì sul fatto che lo scandalo scoppiato a seguito del suo reinserimento in servizio all’interno della scuola media di Gressoney-St-Jean – in forza della sentenza del giudice del lavoro di Aosta – sia da imputare a una condotta «gravemente colposa» dell’amministrazione regionale. Frachey, non appena reinserito a scuola in esecuzione della sentenza del giudice del lavoro, decise di accettare un altro posto di lavoro, «in un ufficio periferico della Regione». Ma lo scandalo, evidentemente, era già scoppiato.La sentenza è attesa nelle prossime settimane.(pa.ba.)