Referendum, perché no, perché sì
Una Costituzione stabile, al passo con i tempi e con la naturale evoluzione del nostro Paese. E’ l’intento con il quale il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e la ministra per le Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi, nel 2014 hanno presentato il disegno di legge recante “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Parte seconda della Costituzione”. Sono 30 anni che si parla di riformare la Costituzione e in autunno saremo chiamati al voto referendario per sì alla Riforma Renzi, oppure no. Il premier ha detto che se non vincerà il sì, si dimetterà. Dei pro e dei contro di questo DDL ne hanno parlato (e scritto un libro: Perché no – Perché sì, Edizioni Le Chateaux, 10 euro) Valerio Onida e Luciano Violante, i quali hanno dibattuto martedì 16 agosto a Courmayeur nella nuova sede (stracolma sia dentro che fuori) della Fondazione Courmayeur, con tanto di domanda finale dell’ex ministra Elsa Fornero. Onida, schierato per il no e Violante per il sì, hanno provato a chiarire le idee alle centinaia di persone accorse al primo vero dibattito valdostani sulla Riforma. Provato a chiarire, appunto, perché alla fine dell’incontro il pubblico ha potuto farsi una prima opinione, ma non certo completa. Di parere opposto i Due. Per Onida questa Riforma è di facciata; di fatto, cambia poco o nulla. Per quanto riguarda il Titolo V, per esempio, lo Stato diventa dominante sulle regioni, ma non tutte: le Speciali “rimangono pericolosamente delle privilegiate”. Per quanto riguarda il Senato, “perché ridurre solo di 200 unità il numero dei senatori e lasciare invariato a 630 quello dei deputati?”, ha detto Onida, il quale ha puntato anche il dito sulla leggere elettorale, con l'”Italicum inadatto alla situazione attuale del Paese, che non è bipolare, bensì con il M5S tripolare”. Violante, pur ammettendo delle lacune nel DDL, sostiene che bisogna votare sì per cambiare ciò di cui si dibatte da 30 anni. Per Violante il nuovo Senato sarà più snello e si eviteranno così lungaggini (“navicella”) nell’iter delle leggi, si avranno risparmi (cancellazione del Cnel e riduzione numero senatori). Ovviamente, i punti di discussione e confronto sono ancora altri e a settembre inizieranno i dibattiti – speriamo – per chiarire bene le idee a cittadini, sensibilizzandoli a recarsi alle urne, anche se questo referendum non prevede il quorum. Non facendone una questione di bandiera (Renzi sì, Renzi no ecc.) e ripromettendomi di informarmi il più possibile sulla questione, oggi voterei sì. Perlomeno per cambiare qualcosa di quanto fino a oggi è andato sempre allo stesso modo e che proprio non mi soddisfa. Ritengo, comunque, che Renzi avrebbe dovuto avere più coraggio: se riduzione del numero dei parlamentari doveva essere, allora che si riducesse anche quello della Camera. Resto -colpevolmente in modo opportunistico – in silenzio sulla questione del rapporto Stato-Regioni, con la Riforma che toccherà, se passerà, marginalmente la Valle d’Aosta; ammettendo, però, che noi valdostani siamo dei privilegiati rispetto ad altre regioni, benché penalizzati dal territorio di montagna in cui viviamo.