Lupo, aiuti agli allevatori per difendere i greggi
Convivere con il lupo si può e, secondo Francesca Marucco, si deve. La coordinatrice tecnico-scientifica del progetto Life Wolfalps – Parco Naturale Alpi Marittime, da oltre vent’anni impegnata nella ricerca sulla difusione del lupo nell’arco alpino, ha incontrato i giornalisti per cercare di sfatare alcuni luoghi comuni che circolano sul predatore e per passare un messaggio importante: la convivenza è possibile. Perché sia praticabile gli allevatori devono prendere alcuni accorgimenti per i quali sono previsti contributi da parte dell’amministrazione regionale. La possibilità di una selezione controllata, cioè dell’abbattimento di alcuni esemplari, non è al momento praticabile e, in caso nascesse l’esigenza, la Regione dovrebbe farne richiesta al ministero.
I lupi in Valle d’Aosta
Sulla base degli ultimi avvistamenti e sui continui monitoraggi effettuati dalla Forestale, il numero dei lupi presenti sul territorio regionale si aggira attorno ai 20/25 animali. «Dare un numero con certezza è difficile perché sono animali che si spostano molto e si rischia di conteggiarlo più volte – dice Paolo Oreiller, dirigente della Struttura flora, fauna, caccia e pesca -, possiamo dire che esistono due branchi, forse tre, una coppia, uno o due individui singoli». Un branco di 11 esemplari, quello filmato recentemente a Torgnon, si sposta nella zona della Valtournenche e uno di 9 esemplari sta sulla destra orografica, sulle montagne tra Pontboset e Champorcher; un paio di esemplari sono noti nella zona del Gran Paradiso e altri due sono stati avvistati nella zona del Fallère. «In questo periodo il numero di capi nel branco è elevato perché ci sono sia i giovani lupi di un anno, sia i cuccioli nati da pochi mesi – spiega Marucco -, da qui in avanti inizierà la dispersione dei giovani lupi alla ricerca di nuovi territori e i branchi sranno meno numerosi».
I miti da sfatare
«Il lupo non è un animale pericoloso, non attacca l’uomo – dice l’esperta -. Su tutto l’Apennino abbiamo circa 1.000 esemplari e non si è mai verificato un incidente, nonostante l’incontro tra uomo e lupo sia praticamente all’ordine del giorno. In secondo luogo siamo in presenza di un fenomeno naturale, non c’è nessun progetto di reintroduzione del predatore sulle Alpi da parte dell’uomo. È un processo in corso da oltre vent’anni, iniziato dal Piemonte e dalle alpi francesi per poi estendersi su tutto l’arco alpino. Una ricolonizzazione naturale». Altro aspetto importante, il lupo non è portatore di malattie e non esistono casi di contagio di animali domestici o di uomini.
La predazione
I casi di attacchi alle greggi da parte di lupi hanno fatto notizia negli ultimi mesi, come il caso della Valpelline, ma i numeri sono tutto sommato contenuti. Nel 2016, a oggi, sono 18 i casi di animali uccisi da predatori (31 le dispersioni), ma solo 3 sono attribuibili senza dubbio all’attacco del lupo. Nel 2015 gli animali predati (da canidi e lupi) sono stati 31 e nel 2014 25. Alla luce di questi numeri richiedere un abbattimento controllato dei lupi non è giustificato. «Vero è che per la realtà degli allevamenti della Valel d’Aosta costituiti per lo più da greggi con meno di 50 pecore o capre sono comunque numeri importanti – ammette Oreiller -, con un impatto grande sia dal punto di vista economico che emotivo». Per ogni animale predato l’amministrazione regionale riconosce all’allevatore che ne fa denuncia un indennizzo, il prezzo pieno dell’animale sulla base del valore di mercato, che viene erogato all’inizio dell’anno successivo alla denuncia.
Convivere con il lupo
Ci sono però degli espedienti che gli allevatori possono adottare per preservare le greggi: l’aggregazione delle greggi, l’installazione di recinzioni, l’introduzione di cani da guardia o in altri casi la gestione del gregge da parte di un pastore. Nel 2010 erano stati introdotti dei contributi, sospesi due anni fa per la domanda venuta meno, che saranno nuovamente introdotti. L’allevatore che intende migliorare la gestione del proprio gregge in sicurezza riceverà un contributo sull’acquisto delle recinzioni, del cane da guardia (che dev’essere addestrato per evitare problemi con i turisti di passaggio), del suo mantenimento o un aiuto sull’impiego di un pastore. «La gestione più diretta delle greggi da parte di allevatori abuituati a lasciarli liberi è sicuramente un aggravio per l’allevatore, in termini di energia, impegno, sacrificio e in termini economici – ammette Francesca Marucco – ma è indispensabile nella convivenza allevamento/lupo».
L’abbattimento controllato
Il contenimento della specie è una delle deroghe che sarà valutata nel nuovo piano di controllo della specie in corso di elaborazione dal ministero. La specie rimane protetta, ma a fronte di dati consistenti, che ad oggi in Valle d’Aosta non ci sono – ha sottolineato Marucco – si può eventualmente presentare una richiesta al ministero. Fino a oggi nessun lupo è stato abbattuto in Italia. Anche l’assessore alle risorse naturali, Renzo Testolin, frena sull’argomento dopo l’ipotesi emersa in Consiglio regionale. «Prima bisogna acquisire i dati oggettivi, circoscrivere i problemi legati alla presenza del lupo, capirne l’importanza sul territorio, poi, qualore ce ne fosse bisogno, si potrà solo in un secondo momento presentare richiesta di una gestione controllata».
Il lupo risorsa per il turismo
«Il lupo è un animale che raramente lascia indifferenti e può trasformarsi in una risorsa per il turismo» dice infine Marucco portando l’esempio di un museo dedicato all’animale selvatico che in Piemonte ha fatto 40 mila visitatori all’anno.
In foto Francesca Marucco, Paolo Oreiller, Renzo Testolin, Riccardo Orusa, Flavio Vertui (erika david)