Casinò: impossibile stop ai licenziamenti collettivi senza liquidià
POLITICA & ECONOMIA
di news il
22/02/2017

Casinò: impossibile stop ai licenziamenti collettivi senza liquidià

Il salvataggio del casinò di Saint-Vincent continua a catalizzare il dibattito in aula consiliare mentre nei corridoi continuano le trattative tra i partner della maggioranza sfilacciata. «In questo scontro politico si può tritare tutto» ha ammonito Antonio Fosson (PnV). Laurent Viérin invita i colleghi «a separare i ruoli dalle posizioni personali». Intanto i sindacati fanno sapere che non si può bloccare la procedura di licenziamenti collettivi senza un’iniezione di liquidità. E’ il commento in merito alla risoluzione di Alpe, M5S e gruppo Misto che chiede di sospendere la procedura dei licenziamenti collettivi al Casinò di Saint-Vincent (oltre alle dimissioni del presidente della Regione, Augusto Rollandin). Secondo le organizzazioni sindacali, infatti, fermare adesso tali procedure potrebbe avere conseguenze ancora più pesanti per i conti della casa da gioco, a partire dai rapporti con le banche. 

Sa, assunzione di responsabilità

Così Pierluigi Marquis, capogruppo della Stella Alpina, nella  sua disamina: «Il problema casinò è stato al centro del dibattito politico e sta assumendo toni drammatici. Il malato ha condotto una vita dissoluta ora è in rianimazione e si comincia a dare la  responsabilità a chi ora ne ha le cure. Non possiamo arrivare all’ultimo giorno e dire attacchiamo una flebo o il paziente muore. Abbiamo assistito a una destrutturazione continua e il problema più grande è che bisogna lavorare sotto il profilo dei ricavi». Evoca Marquis «una maggiore flessibilità» e critica «l’eccessiva esternalizzazione dei servizi» e «la chiusura della sala Evolution – 10 milioni di euro -». Ha concluso: «nella gestione manca un filo conduttore quello che c’è nelle aziende private.  Occorre tutti fare un passo indietro e voltare pagina.  La direzione aziendale non ha dato un buon esempio comportamentale. Certo ora il problema è di fare fronte a una cassa esangue».  Si appella «all’assunzione di responsabilità di tutti» e  conclude: «ritengo che sia arrivato il momento di fare un passo avanti».

PnV, ritirare licenziamenti

Ecco lo sfogo di Claudio Restano: «Il casinò è in totale abbandono, di anno in anno si va sempre peggio e non si vede la luce.  Quale esempio di responsabilità diamo alla comunità. Non abbiamo più il coraggio di guardare negli occhi di tante aziende, bisogna assumersi le responsabilità, sì, ma rispettando le norme e non trovando scorciatoie perché le false promesse prima o poi vengono fuori. Non possiamo lasciare l’azienda in mano a un gruppo che ha prodotto un passivo. Il disegno di legge approvato legato al piano di ristrutturazione rilancio prima che al finanziamento siamo stati bravi. Non leggo nella legge i 264 licenziamenti. La dirigenza non ha rispettato il dettato legislativo. Il provvedimento deve essere ritirato perché c’è un vizio di legittimità. Arrivare in brevissimo a una soluzione si può ma ci vuole volontà di lavorare in gruppo quella che manca a questa maggioranza. Si è sempre lavorato per dividere. Il fallimento della casa da gioco è di tutta la comunità» .

Gruppo misto, prendere tempo

Così Elso Gerandin (Gruppo misto): «la minaccia di 264 esuberi non avremmo mai voluto affrontarla. Questo è il frutto di dieci anni di menzogne. Perché non è stato presentato un piano di rilancio entro  il 31 gennaio come voleva la risoluzione approvata in Consiglio. Lei, Presidente, ha fatto della finanza creativa per confondere le idee».  «Diamoci quindici giorni e poi riparliamoci. Ci dica, Presidente,  il tempo massimo entro il quale la politica ci deve dare una risposta. A me dispiace che si parli di un danno da 120 milioni (attesa la pronuncia della Corte Conti) che si dovrà rifondere».

Uvp, fare chiarezza

Così Laurent Viérin: «Le battaglie si fanno anche dall’interno degli organi di appartenenza. Abbiamo sempre detto che avevamo una visione diversa sul casinò che passa per il piano di rilancio. Oggi si sancisce il fallimento della politica. Non fa piacere a nessuno. Crediamo che la politica non possa esimerci dal salvare la casa da gioco. Siamo contrari al taglio del personale. Si è tentato di fare macelleria sociale sulla pelle dei lavoratori. Non si può essere uniti nell’assunzione di responsabilità che non si hanno. Chi le ha, se le assuma. Non serve rivangare il passato, serve fare chiarezza prima di arrivare a delle soluzioni».  Sventola lo spauracchio della Corte dei Conti nell’ambito dell’inchiesta sul Casinò di Saint-Vincent. Al vaglio ci sono, tra l’altro, il mutuo da 50 milioni di euro concesso da Finaosta, tramite Cva, in base a una delibera della giunta regionale del 20 luglio 2012, e la ricapitalizzazione da 60 milioni approvata a maggioranza dal Consiglio Valle il 23 ottobre 2014. (danila chenal)

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