Sfiducia a Perron, Uv e Pd si oppongono
Il Caso Perron ha riscaldato la riunione di maggioranza, che si è svolta oggi pomeriggio. Al presidente della Regione (e compatto anche il Pd su questo punto) non va giù il fatto di farsi dettare l’agenda dalla minoranza, visto che in una mozione è proprio la minoranza a chiedere la testa dell’assessore al bilanciio, per il disastro finanziario della Casa da gioco, ma anche per le vicende BCC.
Dall’altra parte, la compagine ribelle della maggioranza (Uvp e parte della Stella Alpina, PnV oggi non era presente alla riunione, per Uvp c’erano Nello Fabbri e Alessandro Nogara)) spinge il piede sull’acceleratore e ha ventilato l’ipotesi che l’assessore si dimetta prima della mozione, ma Rollandin e Pd sono rimasti fermi sulla loro posizione: “che si vada pure avanti con la verifica politica”. Come dire, che non si confondano le carte: un conto è l’aspetto politico nel suo complesso, un altro quello del Consiglio regionale.
Il motivo dello scontro è che se da una parte il presidente Rollandin non fa quel passo indietro invocato dalla Maggioranza nella Maggioranza e sulla posizione dell’assessore Perron, gli altri (leggi Uvp, PnV e una parte di Stella Alpina) non vogliono che vengano scaricate su tutti i consiglieri le responsabilità del disastro Casinò. Anche perché temono la mano pesante della Corte dei Conti.
Domani è in programma un altro round con una riunione dei capigruppo e l’argomento sarà sempre Perron.
Voci di Palazzo infine assicurano che si sta pensando alla modifica dell’articolo 3 della legge sulle partecipate (appena votata), in particolare per quanto concerne i parametri dei compensi dei manager, soprattutto del Casinò (ma anche per Finaosta per esempio). Per la legge regionale il tetto massimo di retribuzione annuale è di 160 mila euro.
(re.newsvda.it)