Frana Mont de la Saxe: riesumata l’inchiesta sul vallo
Rimasta ferma in Procura per un tempo imprecisato, è stata chiesta la proroga delle indagini; 9 gli indagati, tra cui l'ex presidente della Regione, Augusto Rollandin, e il commissario delegato per la gestione dell'emergenza, Raffaele Rocco
Rimasta ferma negli uffici della Procura della Repubblica di Aosta per un tempo imprecisato, è stata riesumata nelle scorse settimane dall’ormai ex procuratore capo facente funzioni, Giancarlo Avenati Bassi, l’inchiesta relativa all’intervento multimilionario di realizzazione del vallo di protezione delle località La Palud ed Entrèves di Courmayeur e della strada statale 26 nell’ambito della frana del Mont de La Saxe.Dopo l’apertura nell’estate del 2014 di un ‘modello 45’, ovvero di un fascicolo per atti non costituenti notizie di reato, gli approfondimenti investigativi delegati alla sezione di polizia giudiziaria portarono successivamente all’apertura di un fascicolo a ‘modello 21’, ovvero di un’inchiesta con ipotesi di reato a carico di persone note.Questo fu assegnato all’allora sostituto procuratore Pasquale Longarini. Di quell’indagine, però, nessuno seppe più nulla, fino al 30 giugno scorso, quando Giancarlo Avenati Bassi – a pochi giorni dal suo ritorno alla Procura generale di Torino – ha firmato la richiesta di proroga delle indagini preliminari, affidando il fascicolo al sostituto procuratore Carlo Introvigne.I dettagli dell’opera multimilionariaI lavori di costruzione del vallo di protezione, alto fino a 11 metri, largo fino a 20 e lungo 745 metri, sulla destra orografica della Doire de Ferret, unitamente a quelli del cosiddetto ‘bypass’ servito a scongiurare lo straripamento del torrente in caso di collasso delle masse instabili del Mont de La Saxe, furono avviati ufficialmente il 22 aprile 2014 alla presenza del prefetto Franco Gabrielli, all’epoca capo della Protezione civile, dopo che le procedure di affidamento dell’intervento si erano concluse qualche giorno prima per un importo di spesa pari a 6.106.890 euro (Iva esclusa).Alla gara per l’affidamento dei lavori in via d’urgenza – nell’ambito dello «stato di emergenza» dichiarato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio 2014 (rinnovato il 10 luglio 2014 per altri 180 giorni) – vennero invitati nove operatori economici, associati complessivamente in tre raggruppamenti temporanei di imprese.Ad aggiudicarsi l’opera – con un ribasso del 15,067% – fu il raggruppamento composto da Consorzio stabile Valle d’Aosta (capogruppo mandataria), Dolmen Consorzio stabile Costruttori Valdostani Scrl di Saint-Christophe, Ivies Spa di Pontey e Costruzioni stradali BGF Srl di Issogne (mandanti).La fine lavori – originariamente prevista per il mese di agosto 2014 – fu posticipata alla fine del mese di ottobre 2014 a causa di alcuni «leggeri rallentamenti» durante le diverse lavorazioni e per via di «una variante che interessa la costruzione del bypass».Gli indagatiSono complessivamente nove gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul vallo di Courmayeur, realizzato in via d’urgenza nel 2014.L’allora presidente della Regione, Augusto Rollandin, e il commissario delegato per la gestione dell’emergenza, il coordinatore regionale Raffaele Rocco, risultano accusati di concorso in truffa.Il dirigente della Struttura assetto idrogeologico dei bacini montani, Valerio Segor, è invece indagato per abuso d’ufficio, mentre per Ronny Salvato e Furio Saravalle – geometri regionali dell’Ufficio interventi assetto idrogeologico – l’ipotesi di reato è quella di esercizio abusivo di professione.Il geometra Nazareno Fazari, responsabile del raggruppamento temporaneo di imprese aggiudicatario dell’intervento, l’ingegnere Enrico Giamminuti, amministratore unico e direttore tecnico di Dolmen Consorzio stabile Costruttori Valdostani Scrl, Giovanni Enrico Vigna della Ivies Spa e Giulio Grosjacques, dirigente della Costruzioni stradali BGF Srl, risultano infine accusati di attività di gestione non autorizzata di rifiuti non pericolosi.Il termine di chiusura delle indagini è fissato per gennaio 2018. Al momento gli indagati non hanno ancora avuto accesso agli atti, quindi non conoscono i dettagli delle diverse ipotesi di reato contestate loro.(pa.ba.)