Nomine nelle partecipate, non passa la riforma
Bocciata la proposta di legge a firma Alberto Bertin, Andrea Padovani e Elso Gerandin ispirata a una maggiore trasparenza e a criteri di professionalità
Non passa in Consiglio Valle la proposta di legge a firma Alberto Bertin, Andrea Padovani e Elso Gerandin in materia di nomine nelle partecipate «con modalità il più possibile trasparenti e pubbliche, utilizzando criteri di scelta che premino la professionalità».
Per Albert Chatrian (Alpe) la proposta di legge «va ad ampliare il margine della trasparenza. La codificazione di un percorso più trasparente, che dà pari opportunità va nella direzione auspicata da Alpe».
Il sostegno arriva anche da Roberto Cognetta (Gruppo Misto). «Spesso vengono nominate che non conosco. Devo farmi un’idea da quel che trovo. La trasparenza passa anche per la conoscenza dei candidati. In altre Regioni c’è già la Commissione nomine».
«Dipinge il quadro di una situazione non sempre condivisibile. Se qualche ombra c’è stata c’è stata anche molta luce. Non tutti i nominati sono come li ha dipinti nella sua relazione. Condividiamo i criteri di trasparenza. La legge avrebbe bisogno di un’analisi più approfondita. Riteniamo sia opportuno rimandare alla prossima legislatura un approfondimento» ha sottolineato Nello Fabbri (Uvp) annunciando il voto d’astensione.
«E’ l’ennesimo sasso buttato nello stagno. Dal voto del 4 marzo non avete imparato nulla» sentenzia laconico Gerandin (Cc-Mouv’)
La relazione di Bertin
Le società partecipate e controllate dalla Regione Valle d’Aosta rappresentano un mondo parallelo del sistema pubblico di estrema rilevanza in termini economici e finanziari. Una galassia di circa 50 società che occupano una larga parte del sistema economico regionale, un insieme para pubblico in grado di influenzare l’evoluzione dell’economia locale. Attualmente il numero dei nominati dall’Amministrazione regionale supera abbondantemente le 300 unità. Un piccolo esercito. Il criterio prevalente nella scelta dei cosiddetti manager pubblici è stato sinora l’appartenenza politica e la fedeltà al sistema.
Il potere passa per le partecipate
In effetti, con queste nomine, nella stragrande maggioranza dei casi, si saldano alleanze, si premiano gli amici politici, si consolano i trombati alle elezioni, si accontentano i malpancisti di turno, ma poco ci si cura dell’apporto che potranno fornire gli “indicati” alla buona gestione delle società. A queste numerose e importanti società sono oramai sempre più spesso affidate funzioni di primaria importanza nella gestione della cosa pubblica. Non è un caso che a queste siano assegnate dalla Giunta regionale alcune grandi opere e i più importanti “business” della nostra Regione. La reale gestione del potere in Valle passa oramai in buona parte tramite le controllate e partecipate regionali.
Le modalità
Si stabilisce che tutte le nomine e le designazioni regionali siano sottoposte all’esame preventivo della Commissione consiliare competente che ha facoltà di audire i soggetti individuati ed esperire ogni indagine ritenuta opportuna, esprimendo un parere non vincolante relativo ai soggetti individuati. In questo modo si rendono pubblici i criteri di scelta. Si vuole, altresì, accrescere la competenza e la professionalità delle persone incaricate con l’obbiettivo di rispondere alle necessità della gestione delle società partecipate e svincolare le persone nominate da legami politici e da possibili ingerenze della politica stessa nella gestione delle società.
Tra le ulteriori novità introdotte dalla proposta di legge vanno evidenziate l’ampliamento delle ipotesi di incompatibilità dei candidati per evitare eventuali situazioni di conflitto di interessi, l’attuazione del principio della parità di genere nell’attribuzione degli incarichi e, infine, una complessiva riforma dell’iter istruttorio per la valutazione delle candidature.
(d.c.)