Incidente mortale A5, il perito: «rischi sussistono tuttora»
Cominciato il processo ai vertici della Sav per l'incidente che costò la vita alla torinese Barbara Daviero; ascoltato il perito della Procura, udienza aggiornata a venerdì 8 giugno
Un’autostrada vecchia e pericolosa. Emerge questo, in estrema sostanza, dalle parole dell’ingegnere Giuseppe Di Bisceglie, il consulente della procura di Aosta che, mercoledì 30 maggio, ha deposto nell’ambito del processo relativo all’incidente che costò la vita alla torinese Barbara Daviero.
«Rischi sussistono tuttora»
Nella prima udienza del processo che vede imputati per omicidio colposo gli ex vertici di SAV (Società autostrade valdostane), l’ad Eugenio Bonini, 74 anni di Torino, e Marcello Christillin (direttore generale, 79 anni di Aosta), davanti al giudice monocratico Marco Tornatore, l’ingegnere Di Bisceglie ha riassunto i risultati della perizia, dalla quale emerge «una mancata verifica dei rischi, che sussistono tuttora: non è escluso che possano verificarsi altri incidenti».
I fatti
I fatti in questione risalgono al 24 gennaio 2014, quando la Toyota Rav4, guidata dal marito della vittima, stava percorrendo l’autostrada A5 Torino-Aosta. All’altezza di Arnad, però, l’auto uscì dalla corsia, sulla destra, in un tratto in cui non c’era il guard-rail. Il terminale della barriera entrò nell’auto e uccise sul colpo Barbara Daviero, 40enne al sesto mese di gravidanza e dipendente della Fondazione di San Paolo. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Aosta, Bonini e Christillin, nel corso dei lavori svolti nel tratto ormai nel 2011, non avrebbero collocato una barriera continua che, se presente, avrebbe evitato che la testata del guard-rail entrasse nell’abitacolo; l’auto, presumibilmente, avrebbe impattato solo lateralmente.
Di Bisceglie: «A5 vecchia e realizzata con criteri degli anni ’60»
La testimonianza del consulente della Procura è partita proprio dall’incidente. «In quella situazione si sono verificati due fenomeni – ha sottolinea in aula l’ingegnere Di Bisceglie -: un varco di 34 metri nella barriera e la testata non adeguata, seppur non vietata. Il terminale che c’era probabilmente era stato installato nel 1992».
Il perito ha rivelato come sia rimasto «perplesso» dal fatto che «nel 2011 un altro veicolo aveva avuto un incidente e la Sav aveva ripristinato la barriera come era prima. Sarebbe bastato completare quel varco di 34 metri».
Insomma, qualcosa si poteva fare, secondo il consulente, per evitare il dramma. Ad esempio, se la barriera fosse stata continua «ci sarebbero stati solo danni per il veicolo», che «in base ai rilievi della polizia stradale procedeva tra i 100 e i 130 chilometri orari». Altre perplessità emergono da ulteriori lavori: «E’ strano – ha continua Di Bisceglie – che nel 2004 sia stata sostituita la barriera spartitraffico centrale, ma non quella laterale». Insomma, la barriera sembrerebbe «conforme alla normativa», ma così non lo sarebbe la «testata terminale, perché non è omologata alle nuove norme», visto che quelle di sicurezza sono «testate per evitare danni agli occupanti del veicolo».
Secondo il perito, insomma, l’autostrada non avrebbe valutato «i rischi per il conducente, come nel caso di malore o scoppio di uno pneumatico»; l’autostrada sarebbe «vecchia e realizzata con criteri degli anni sessanta».
Udienza rinviata
L’udienza è stata rinviata dal giudice monocratico Marco Tornatore a venerdì 8 giugno, quando in aula saranno ascoltati due consulenti delle difese.
(re.newsvda.it)