Assoluzioni processo Finaosta: la Procura fa Appello
CRONACA
di segreteria il
01/06/2019

Assoluzioni processo Finaosta: la Procura fa Appello

A maggio, il gup Luca Fadda aveva assolto con formula piena Augusto Rollandin, Ego Perron e Massimo Lévêque

La Procura di Aosta non condivide le motivazioni con cui, a marzo, il gup aveva pronunciato l’assoluzione degli imputati nell’ambito del processo sulla nomina del presidente di Finaosta spa. Gli uffici inquirenti di via Ollietti hanno deciso di ricorrere in Appello.

Con l’accusa di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, la Procura aostana (pm Luca Ceccanti) aveva portato alla sbarra tre imputati; l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin (oggi consigliere regionale sospeso), l’ex assessore regionale Ego Perron e l’ex presidente della finanziaria Massimo Lévêque.

Le motivazioni del gup

Il giudice Luca Fadda, nelle sua motivazioni, ritiene che la procedura relativa alla scelta del presidente di Finaosta non possa considerarsi procedura selettiva in quanto il provvedimento dirigenziale non potrebbe rientrare nella nozione di “bando o altro atto equipollente”, quindi mancherebbe un elemento strutturale della fattispecie contestata.

Secondo il gup, il procedimento amministrativo relativo alla nomina del presidente della finanziaria regionale non può essere considerato una gara. In aggiunta, il provvedimento dirigenziale con cui è stato integrato “l’avviso pubblico di cui al provvedimento dirigenziale relativo alle nomine in scadenza nel 1° semetre 2015, con le cariche in seno agli organi sociali di Finaosta spa” non può essere considerato un bando o altro atto equipollente.

Nella vicenda per cui erano chiamati a rispondere i tre imputati, secondo Fadda «non si è svolta alcuna “gara” (..) poiché il sistema previsto dalla legge regionale n°11 del 1997, cui il provvedimento dirigenziale fa integralmente riferimento, è privo di precisi criteri di selezione e sostanzialmente rimesso alla valutazione fiduciaria dell’organo competente». Il gup, infatti, evidenzia che «il provvedimento dirigenziale con cui è stato dato avviso pubblico delle cariche in scadenza in Finaosta spa nulla dice in ordine ai criteri di selezione» e solo in alcune schede allegate prevede i requisiti specifici oltre a quelli previsti dalla normativa in esame. «Orbene – conclude Fadda – la lettura di tale legge evidenzia il carattere assolutamente discrezionale della nomina».

La Procura fa Appello

Secondo gli uffici coordinati dal procuratore capo Paolo Fortuna, «le considerazioni del giudicante non sono meritevoli di condivisione dovendosi al contrario ritenere che, nel caso di specie, la scelta del soggetto che doveva rivestire la carica di presidente del cda di una spa, sia pure integralmente partecipata dalla regione, passava necessariamente attraverso una valutazione selettiva tra le varie posizioni di tutti coloro che avevano presentato la propria candidatura, essendo in possesso dei requisiti previsti».

In particolare, il sostituto procuratore Luca Ceccanti ritiene che «la stessa “lettera” dei provvedimenti amministrativi che hanno disegnato la procedura oggetto di imputazione consacra la natura selettiva della procedura in questione. Inoltre, l’incarico oggetto dell’avviso è ontologicamente e normativamente incompatibile con il ricorso a criteri fiduciari». Aggiunge il pm: «L’esame della forma e della sostanza dell’avviso di selezione che ha concretizzato la procedura in questione, unitamente all’esegesi della normativa regionale di riferimento, necessariamente conducono a conclusioni difformi da quelle del gup e impongono di ritenere integrata appieno la fattispecie dell’articolo 353 bis» del codice penale, cioè turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Quindi, un «imponente quadro probatorio» consente di ritenere che la procedura di scelta del n°1 di Finaosta «sia stata alterata illegittimamente».

La vicenda

Secondo la Procura della Repubblica di Aosta, nel marzo 2015, prima che fosse pubblicato il bando per la nomina del presidente di Finaosta, Augusto Rollandin ed Ego Perron ne avrebbero comunicato il contenuto a Lévêque.

I due amministratori regionali (Rollandin era presidente della Regione, mentre Perron era assessore al bilancio), e quindi “pubblici ufficiali”, si sarebbero anche spesi in rassicurazioni, arrivando a garantire a Lévêque che il compenso previsto (31 mila 500 euro all’anno), sarebbe stato aumentato fino a 100 mila euro; secondo la ricostruzione degli inquirenti, Lévêque ne aveva chiesti almeno 80 mila.

«Il gup – spiega il pm nelle motivazioni del ricorso – implicitamente mostra di ritenere sussistente l’accordo tra i politici e il professionista, finalizzato a garantire quest’ultimo l’accesso all’incarico di presidente del consiglio d’amministrazione, previa garanzia di riconoscimento di un’indennità ben superiore a quella massima consentita».

In foto, l’avvocato Corinne Margueret ed Ego Perron entrano in Tribunale il giorno della sentenza; alle loro spalle, l’ingresso di Finaosta.

(f.d.)

 

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