Lupo: un tavolo di lavoro tra Arev e associazioni ambientaliste
Pubblico folto e interessato alla serata sulla convivenza possibile organizzato da Oipa, Legambiente e Valle Virtuosa; il presidente dell'Arev Dino Planaz ha sottolineato con disappunto per il mancato invito alla categoria degli allevatori (smentito però dagli organizzatori).
Lupo: tavolo di lavoro tra Arev e associazioni ambientaliste.
L’Arev propone la creazione di un tavolo di lavoro con le associazioni a tutela dell’ambiente.
La sala congressi della BCC in via Garibaldi ad Aosta gremita – oltre 150 partecipanti, molti in piedi – ieri, giovedì 20 febbraio per la conferenza ‘Il lupo in Valle d’Aosta- una convivenza possibile’ organizzata da Oipa Valle d’Aosta, Legambiente, Arci e Valle Virtuosa. Tanti gli allevatori in sala, pur non espressamente invitati, come hanno fatto notare in molti.
Il convegno
Tre i relatori presenti, Luca Giunti, guardaparco dell’Ente di gestione aree protette della Alpi Cozie e naturalista e studioso dei lupi da 50 anni; Roberto Sobrero dottore in Scienze Forestali ed esperto in sistemi di riduzione dei conflitti tra grandi predatori e aziende zootecniche e Dario De Siena addestratore cinofilo E.N.C.I esperto delle dinamiche lupo/cane, oltre a Paolo Oreiller , dirigente del Dipartimento Risorse Naturali e Corpo Forestale.
L’intervento di Luca Giunti
«Dobbiamo innanzitutto ricordare che il lupo venne completamente sterminato a cavallo fra ‘800 e ‘900, e ora ritorna causa l’abbandono di moltissimi pascoli e la riforestazione naturale in atto anche qui in Valle d’Aosta. Importante è sottolineare che il lupo non ha nessuna intenzione e indole naturale di attaccare l’uomo, prediligendo ovini e caprini perché più facili da cacciare» spiega il guardia-parco .-
Ma riguardo alle preferenze di dieta del lupo, senza ombra di dubbio, nel suo menù è più presente ogni razza di ungulato, caprioli, cervi e caprioli, ripiegando su bovini e affini solo in caso di necessità.
Importante è non dare mai da mangiare al lupo, il quale altrimenti si può abituare al gesto, arrivando così a spezzare il naturale cerchio nel bosco».
La spinosa questione prevenzione
Ne ha parlato il dottor Roberto Sobrero: «Sono trent’anni che in Liguria lavoriamo sulla più vasta gamma di dispositivi di dispersione dei predatori. I dissuasori sonori sono inutili al 95% e per quanto riguarda le recinzioni elettrificate bisogna fare molta attenzione agli scarichi di massa, contando che i fili carichi di corrente elettrica si trovano sul basso, risultando così totalmente inutile fare recinzioni alte tre metri».
Molti sono stati i mormorii in sala durante l’intervento del dottor Roberto Sobrero.
I cani da pascolo sono stati un altro punto di discussione.
Ha spiegato Dario De Siena: «Siccome non esiste una razza canina autoctona in Valle, bisognerebbe imparare, in questo caso, a saper gestire cani come il pastore maremmano che, potrebbero, essere più utili dei cani meticci, e scarsamente utili, oggi presenti nelle aziende zootecniche»
Le parole di Paolo Oreiller
«I contributi vengono ancora erogati, sia per capi predati, che per dissuasori elettrici ed acustici, anche se scopro questa sera che i dissuasori acustici non servono».
Alle parole del responsabile ambientale della Regione il rumoreggiare della sala aumenta.
L’Arev: «noi, ignorati»
«Non siamo neanche stati invitati, e questo non lo troviamo corretto, siccome si sta parlando di convivere con il lupo in un ambiente che è casa nostra e che costituisce la nostra vita – si sfoga Dino Planaz, presidente dell’Associazione valdostana Allevatori.
«Le serate come queste andrebbero concordate con le associazioni sia pro lupo, che chi con il lupo ha a che fare veramente».
In rappresentanza degli organizzatori, Alexandre Glarey ha però smentito il mancato invito, leggendo pubblicamente il messaggio Whattsapp di invito, inviato alcune settimane prima a Planaz, il quale non ha risposto.
La testimonianza dell’allevatore Jean Marie Peaquin
«La nostra azienda si trova all’imbocco del vallone di Clavalité.
Abbiamo ovini, caprini e bovini in una zona fortemente popolata da lupi, anche se non abbiamo avuto mai attacchi diretti da lupi, ormai gli avvistamenti non si contano più. Dobbiamo però ammettere che il nostro modo di agire in queste situazioni spesso non è corretto. Voglio anche dire che i rari attacchi che abbiamo avuto sono stati opera di cani randagi».
Il monito conclusivo è arrivato dal guardaparco Luca Giunti: «il lupo, se non ci adattiamo in fretta diventerà la goccia che farà traboccare il vaso; gli allevatori devono cambiare alcune abitudini sin da subito, altrimenti, causa la difficoltà iniziale di convivenza, se non si osservano le regole base, molte persone abbandoneranno le professioni della montagna».
(emiliano pala)