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  • «Valle d’Aosta meta sicura»: per Testolin e Montagnani negligenza e imprudenza, ma per la Procura non c’è stato reato
    CRONACA
    di Luca Mercanti  
    il 09/06/2020

    «Valle d’Aosta meta sicura»: per Testolin e Montagnani negligenza e imprudenza, ma per la Procura non c’è stato reato

    Il pm Francesco Pizzato ha chiesto l'archiviazione nei confronti del presidente della Regione e del responsabile dell'Emergenza coronavirus per gli inviti a venire in Valle d'Aosta in vacanza a fine febbraio

    «Le condotte tenute dagli indagati si appalesano senza dubbio connotate da un apprezzabile grado di negligenza e imprudenza», ma  non sono ravvisabili gli estremi del reato ipotizzato, «giacché le informazioni rese dagli indagati, seppure erronee, non hanno determinato un turbamento dell’ordine pubblico». E’ quanto scrive il sostituto procuratore di Aosta, Francesco Pizzato, nella richiesta di archiviazione del 3 giugno del procedimento a carico del presidente della Regione e Prefetto, Renzo Testolin, e il coordinatore dell’emergenza, il dottor Luca Montagnani, indagati per pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico.

    Pertanto, per la Procura l’invito dell’assessorato al Turismo di venire in Valle d’Aosta a inizio epidemia da coronavirus in corso perché «destinazione sicura» e le successive dichiarazioni durante alcune conferenze stampa a fine febbraio scorso non hanno rilevanza penale, ma sono azioni fatte con «negligenza e imprudenza», specie considerando che «esse sono state tenute da un soggetto che riveste la carica apicale nel governo regionale e la qualifica di Prefetto», nonché «da un professionista che ha una specializzazione nel settore medico».

    Bisogna ricordare che quelle dichiarazioni «sono state rese dopo che il Governo italiano aveva già dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per l’epidemia da Coronavirus».

    I fatti

    Il 21 febbraio viene registrato il Paziente 1 – Mattia – all’ospedale di Codogno (LO), mentre a Vò Euganeo (PD) c’è il primo morto. Da lì a poco scoppia l’epidemia, che a breve diventa pandemia. Il giorno dopo i casi sono 76, poi via via a centinaia e poi a migliaia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte istituisce le “zone rosse” nei due focolai e, nel giro di ventiquattr’ore, le scuole chiudono in sei regioni del nord.

    Nel frattempo in Valle d’Aosta è tempo di vacanze di carnevale, che coincidono con le settimane bianche: tanta neve e una stagione con numeri che non si registravano da anni. Gli operatori turistici e i gestori di impianti a fune finalmente sorridono.

    Anche in Valle, però, si presentano dei casi sospetti di Covid-19: il 23 febbraio le autorità regionali ne comunicano quattro, sottoposti a test, «che provengono, o hanno avuto contatto con la zona del focolaio». I giornali titolano, scrivono. E la politica getta acqua sul fuoco: «tutto sotto controllo, da noi non ci sono problemi». La prudenza, forse, è dettata dal fatto che tra due mesi (19 aprile) è in programma l’appuntamento con le urne.

    Istituita l’Unità di crisi

    Viene costituita un’Unità di Crisi e istituiti due appuntamenti quotidiani con la stampa in una sala operativa all’aeroporto affollata. Il distanziamento sociale è ancora lontano da essere imposto. Quel che resta della giunta regionale si presenta al completo alle conferenze stampa che presentano l’andamento epidemiologico. A parlare sono prevalentemente il presidente della Regione, Renzo Testolin e il direttore del Dipartimento emergenza, rianimazione ed anestesia dell’Usl (che poi diverrà coordinatore sanitario per l’emergenza) Luca Montagnani, oltre al capo della protezione civile valdostana, Pio Porretta.

    Coronavirus, questo sconosciuto

    Lunedì 24 febbraio il dottor Montagnani spiega che il «Coronavirus è una patologia che nella maggior parte dei casi ha una risoluzione benigna, che ha una letalità molto bassa rispetto a virus che ci sono stati in passato, pensate solo all’H1N1 con una letalità del 19%, quindi molto alta». Per il dottore «la popolazione ha paura perché c’è un grande impatto mediatico di questa vicenda», ma «attualmente in Valle mi sento con le opportune limitazioni del caso in base all’evoluzione che sta avendo in tutta l’Italia la patologia di tranquillizzare le persone che vengono qua sia per fare turismo, sia che ci vivono o che ci lavorano».

    Non creiamo allarmismi

    Lo stesso giorno Gazzetta Matin titola: “Coronavirus: 4 casi sospetti al Parini. Università chiusa. Disdette negli hotel”. Tutto vero. Però Testolin sottolinea che «qui il contagio è zero e i giornalisti contribuiscono a spaventare la gente. Lo stesso Testolin, alle ore 18 del 25, chiarisce il concetto dicendo che «è giusto che le informazioni vengano date per quello che devono essere date, con la giusta celerità, due volte al giorno è un tempo corretto, però bisogna, diciamo, salvaguardare quello che sono le opportunità di venire in Valle d’Aosta in questo momento assolutamente sicura…». A ruota Montagnani: «se io fossi un turista e adesso dovessi scegliere un posto dove andare in vacanza verrei proprio in Vale d’Aosta perché un sistema così strutturato, che mi garantisca di entrare in Pronto Soccorso senza entrare in contatto con un paziente possibile sospetto di Coronavirus, non so quante regioni l’hanno messo in piedi in così poco tempo». Parole quelle di presidente e dottore che sollevano un putiferio sui social.

    Valle d’Aosta destinazione sicura

    Il 27 febbraio, con la Coppa del Mondo di La Thuile alle porte (e altre gare annullate) ecco un comunicato stampa del Governo regionale informa che «gli ospiti presenti e quelli che hanno intenzione di raggiungere la regione che la Valle d’Aosta è una destinazione sicura e ideale per trascorrere una vacanza di divertimento e di relax». Il comunicato trilingue viene inviato a tutti gli operatori del turismo per la massima diffusione. Tutti si adoperano, in primis Adava, ma anche alcune amministrazioni comunali.

    Assalto agli impianti sciistici   

    La Coppa del Mondo di La Thuile si svolge a metà (seconda gara annullata a causa di una fitta nevicata) e a numero chiuso di spettatori, anche se senza particolari restrizioni. Arriva marzo, l’epidemia si appresta a diventare pandemia. Le scuole chiudono. Le famiglie cosa fanno? Approfittando di belle giornate le trasformano in vacanza pura: dal 5 è puro assalto alle piste di sci. Il presidente degli Impianti a fune della Valle d’Aosta, Fournier, commenta entusiastico a Gazzetta Matin: «sembra di essere durante le feste di fine/inizio anno». Molte località, con Pila (foto a destra la coda alla partenza della seggiovia Chamolé) in testa, fanno segnare record di primi ingressi.

    Aumentano i contagi: la Valle chiude

    Intanto, aumentano i contagi anche in Valle d’Aosta. La stagione turistica è nel vivo e non si sa bene cosa fare. La situazione da «sotto controllo» sembra essere sfuggita di mano. Questo è il momento in cui ci rende forse veramente conto del pericolo virus. Le autorità cambiano registro e gli gli impianti di risalita chiudono i battenti l’8 marzo.

    In un batter baleno si passa dall’invito a venire in Valle a quello del 10 marzo di «tornare al proprio domicilio». Il motivo principale è che «La Valle d’Aosta ha un solo ospedale».

    I contagi aumentano a dismisura, tanto che la Valle d’Aosta è seconda solo alla Lombardia nel rapporto contagi/popolazione.

    Lockdown

    Il 10 marzo tutta Italia ha imparato una nuova parola: lockdown. Confinamento in italiano. Il governo centrale chiude tutto il Paese. Sappiamo bene come è andata, perché da qui in avanti è cronaca che tutti, anche quelli che prima avevano sottovalutato il problema, hanno ben impressa negli occhi e nella mente. Nella sola Valle d’Aosta a oggi 144 morti e poco meno di 1200 contagiati.

    Testolin e Montagnani indagati

    Quanto avranno influito i messaggi rassicuranti inviati da Testolin e Monatgnani a fine febbraio? Se lo è chiesto la procura di Aosta che li ha iscritti, con l’ipotesi di “diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose” (art. 656 del Codice penale).

    La prova di se e quanto abbiano influito quelle frasi non c’è. Il 3 giugno il pm Francesco Pizzato ha chiesto l’archiviazione. Non si ravvisa reato penale. Resta una condotta «negligente e imprudente».

    In foto: il tavolo della conferenza stampa del 24 febbraio

    (lu.me.)

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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