Processo Geenna, l’accusa: «Permanente collaborazione tra politica e ‘ndrangheta»
Prosegue la requisitoria dei pm della DDA di Torino che hanno coordinato l'inchiesta su presunte infiltrazioni della mafia calabrese in Valle d'Aosta
Processo Geenna, l’accusa: «Permanente collaborazione tra politica e ‘ndrangheta».
Nell’inchiesta Geenna è centrale «il tema dei rapporti tra il Locale di Aosta e la politica. Rapporti che si concretizzano con una permanente collaborazione».
Così il pubblico ministero della DDA di Torino, Valerio Longi, durante la requisitoria andata in scena ad Aosta mercoledì 9 settembre. Alla sbarra vi sono Marco Sorbara, Monica Carcea, Nicola Prettico, Antonio Raso e Alessandro Giachino; mentre gli ultimi tre sono accusati di associazione mafiosa, Carcea e Sorbara sono imputati di concorso esterno.
Il magistrato torinese ha poi aggiunto: «Si tratta di un tema centrale anche negli interessi degli appartenenti al Locale.
C’è un’intercettazione da cui si capisce l’interesse che Raso e Di Donato avevano per il momento del voto. L’11 maggi 2015 (giorno dello spoglio delle schede per le comunali del 2015 ndr), Raso e Di Donato parlano al telefono e Di Donato dice: «Ce l’abbiamo fatta. E Raso: Grazie Gesù. Ho un nervoso! Sto morendo guarda…».
E Di Donato: «Tonino devo prendermi le gocce, mi era presa l’ansia, lasciami stare».
Per la Procura, in quell’occasione «i due non danno l’idea di non essere interessati alla politica. Erano preoccupati per lo scrutinio di Prettico, che infatti è stato eletto per il rotto della cuffia» nel Consiglio comunale di Aosta.
«Perché c’è questo interesse spasmodico per l’esito delle competizioni elettorali – si è chiesto Longi della requisitoria -? Il motivo emerge dall’attività investigativa svolta».
Il Locale – questa l’ipotesi accusatoria – garantiva un sostegno elettorale ad alcuni candidati in vista del ritorno che si può ottenere una volta eletto il politico. «Vi è quindi un interesse convergente». Il Locale offre voti perché interessato ad appalti e posti di lavoro, «mentre il politico, oltre a incassare un sostegno elettorale, può ottenere ulteriore consenso».
Secondo Longi, «il fatto che mancano le intimidazioni e le minacce non è segno di debolezza del Locale, al contrario è un segno di forza. Chi ne fa parte, forte della consapevolezza di far parte dell’associazione, gestisce un pacchetto di voti. A più riprese nelle intercettazioni gli imputati fanno previsioni in ordine al numero delle preferenze che avrebbe ottenuto un determinato candidato. Previsioni che si sono dimostrate molto precise. Questo rapporto di reciproca convenienza tra Locale e candidato nasce prima delle elezioni e poi prosegue una volta che il politico viene eletto».
Sempre nel corso della requisitoria, anche il pm Stefano Castellani aveva posto l’accento sul fatto che – almeno da 30 anni a questa parte – vi sono rapporti tra le istituzioni, la politica e soggetti quantomeno in odore di ‘ndrangheta. «Stiamo parlando di un reato associativo che implica l’esistenza del “capitale relazioni”, cioè l’esistenza di una rete sul territorio», aveva spiegato in mattinata il rappresentante dell’accusa.
E a parere della DDA, già con l’indagine del 2000 (poi archiviata) Lenzuolo – incentrata sull’esistenza di un Locale nella regione alpina – era emerso il particolare modus operandi della ‘ndrangheta infiltrata al nord. «Il Locale – ha ricostruito Castellani – operava con modi particolari.
Per la tipologia del territorio, certe attività illecite non si potevano fare. Contava solo il rapporto con le istituzioni. Ecco quindi il capitale di relazioni, in particolare con la pubblica amministrazione.
E’ chiaro qual era il programma della ‘ndrangheta in Valle: in un’intercettazione, quello che era ritenuto il capo del Locale in Lenzuolo dice: “Noi dobbiamo scalare il partito dell’Union valdotaine e dobbiamo metterci i nostri uomini”.
E’ la stessa cosa che abbiamo registrato in Geenna».
Ecco perché Lenzuolo «ci ha portato un patrimonio di conoscenza importante. Il 416 bis di oggi non è caduto dal cielo…è una cosa storica. Si parla addirittura degli anni ’70 per l’esistenza di un Locale…Lenzuolo però ci dice che sicuramente almeno negli anni ’80 il Locale c’era».
(f.d.)